“E’ posta Sacile nella Patria del Friuli sulla Livenza rapidissimo fiume, nobile per il sito, per la nobilità e civiltà degli abitatori, nobilissima per esser di passaggio molto frequentata da Principi e Signori che vengono di Germania in Italia e dall’Italia nella Germania. In essa il Magnifico Giacomo Ragazzoni ha un palazzo così mirabile che ardisco di eguagliarlo ai più superbi e grandi di Venezia, o di qualunque altra città d’Italia, e per l’artificio e per la sua proporzionata grandezza, essendo capace d’ogni grandissima quantità di persone per la moltitudine delle stanze che vi sono abitabili, che trascendono il centinaio, e così ben fatte ed addobbate e fornite che si rendono degne di ricevere ed alloggiare qualunque gran personaggio che passa da quelle parti.”
Così scriveva nel 1610 Giuseppe Gallucci, autore della biografia di Giacomo Ragazzoni, armatore e mercante veneziano, che nel palazzo omonimo vi abitò dalla metà del cinquecento fino agli inizi del seicento.
Acquistato per 30.000 ducati un palazzotto, allora di proprietà di Tobia Ottoboni, il Ragazzoni ristrutturò profondamente l’immobile e sistemò il vicino ponte per rendere più comoda la dimora.
Non ci sono documenti, né negli archivi di Sacile, né in quelli veneziani, che ci indichino chi ha lavorato per il Ragazzoni.
Il Palazzo ha la sua parte più imponente rivolta verso l’odierna via Cavour, con il portone di accesso al Cortile d’Onore, che all’epoca puntava verso il feudo di San Odorico.
Le monofore (singole o disposte a balconata) al primo piano illuminano la Sala degli Imperatori.
La facciata lungo il fiume mostra al primo piano (piano nobile) finestre, porte finestre e terrazzini che la rendono elegante e monumentale e che vanno ad illuminare il Salone d’Onore, recentemente restaurato.
Di rilevante interesse per la conoscenza del Palazzo, conosciuto oggi anche come Flangini-Biglia, dal nome dei proprietari succeduti alla famiglia Ragazzoni, è il racconto delle vicende che hanno caratterizzato la vita di Giacomo Ragazzoni, raffigurate in sette affreschi attribuiti a Francesco Montemezzano, seguace del Veronese, che si trovano al piano nobile del Palazzo, nella Sala degli Imperatori.
Il primo affresco rappresenta il Ragazzoni con la regina Maria Tudor (figlia di Enrico VIII) alla corte d’Inghilterra.
Viene raffigurata la consegna al veneziano del diploma che lo autorizza ad inserire nello stemma di famiglia la rosa dei Tudor. Questo privilegio gli viene concesso per i servizi resi prima al re Enrico VIII, poi a Edoardo VI ed infine a Maria Tudor.
continua... Lucia Accerboni