martedì 31 gennaio 2012



L’uomo arrancava a fatica per la strada assolata, lievemente in salita, che portava al paese, trascinandosi dietro l’animale. Ai lati della strada i radi cespugli anelavano la pioggia e i bianchi massi di pietra che sembravano essere stati buttati lì, a casaccio, da mani ignote, spuntavano dall’erba già quasi gialla di quella tarda primavera che stava per lasciare il posto all'estate. Giunto in cima alla salita, gli apparve il paese: un gruppo di case addossate le une alle altre, sulla destra il cimitero. In alto, sulla collina, il santuario-fortezza che dominava il paesaggio e le cui porte di accesso venivano chiuse al tramonto, come nei tempi andati quando bisognava difendersi dall'assalto dei turchi. 
L’uomo passò lentamente davanti alla scuola elementare, attirando l’attenzione della maestra e, di conseguenza, anche gli sguardi degli alunni, che lo conoscevano già e sapevano che  sarebbe arrivato prima dell’inizio delle vacanze e che lo aspettavano con ansia. 
Entrando in paese si fermò alla prima casa; ne uscì la padrona, che lo accolse con un saluto di benvenuto e lo invitò a sedersi, offrendogli un po’ di pane fatto in casa e della zuppa, scusandosi per il poco cibo, ma la guerra, si sa, era dura per tutti. Era un’abitudine che durava da anni, ormai; l’uomo era quasi di famiglia, in quel paese. 
Non si fermava mai sempre nella stessa casa, ma prediligeva questa perché aveva un bel cortile, spazioso, dove poteva fare il suo spettacolino con il suo animale, che era un orso bruno e si chiamava Marco. In attesa che i bambini uscissero da scuola e si precipitassero a vedere l’orso, si mise a chiacchierare con la padrona di casa chiedendo notizie sulle varie famiglie che abitavano in paese e sui componenti che erano al fronte. 

La padrona rispose che suo marito era sul fronte russo, i suoi figli maggiori su quello rumeno e il grosso degli uomini del paese si trovava sul fronte boemo e polacco, ai confini dell’impero. Lei tirava avanti come poteva, aveva due bestie nella stalla, un maiale, alcune galline, un po’ di orto, portava il latte a vendere in città, ma l’inverno era stato duro e lungo e il bambino piccolo, l’ultimo, aveva avuto qualche problema di salute. Non aveva notizie recenti del marito e sperava che non gli fosse successo nulla. Marija Mežnarjeva (non era il suo cognome, ma il soprannome: ogni famiglia in paese ne aveva uno, per distinguersi, visto che i cognomi si ripetevano) era una donna alta e magra con lunghi capelli biondi, lievemente striati di grigio, che portava raccolti in uno chignon, sul capo un fazzoletto nero annodato dietro, un abito nero, lungo e sopra un grembiule a fiorellini bianchi e neri. Il viso era severo e si capiva che mandava avanti la casa con  ferrea disciplina senza indulgere troppo in permissivismi e affettuosità. Parlava un dialetto sloveno in cui si mescolavano sia parole tedesche che italiane, tipico del territorio. 
Erano seduti, lei e l’uomo, ad una lunga tavola che si trovava nel cortile, sotto il pergolato di uva fragola da cui si poteva vedere quando i bambini sarebbero usciti da scuola. Il suono della campanella si udiva fino a lì e poco dopo i piccoli alunni si precipitarono fuori, ansiosi di tornare a casa a mangiare un pranzo alquanto frugale per poi ritornare nella casa dove era alloggiato l’uomo. Ivanka (aveva all’incirca 8 anni) entrò sbattendo il grande portone e salutò educatamente l’uomo, come le aveva insegnato sua madre. 
Alta e magra, una treccia di capelli castani lasciata libera sulla schiena, occhi scuri, ripose i libri di scuola e iniziò a mangiare velocemente la minestra di patate, per evitare che si freddasse,  non prima, però, di aver detto le preghiere. 
Bevve un po’ di latte e addentò con visibile soddisfazione un grappolo di ribes, che quell’anno era maturato in anticipo. 
Intanto scrutava l’orso che sembrava semi-addormentato e aspettava impaziente l’arrivo degli altri bambini, per dar modo all’uomo di iniziare lo spettacolo. Quell’uomo veniva dalla lontana Russia, diceva sua madre, dove si trovava adesso il suo papà e la bambina si era fatta indicare sull’atlante, dalla maestra, dov’era quell’immenso paese. 
Sperava che suo padre ritornasse presto, non immaginava che sarebbe tornato alcuni anni dopo la fine della guerra, all’inizio degli anni ’20, portando con sé due icone, che poi le avrebbe regalato in occasione del suo matrimonio, vent’anni più tardi e che ancora adesso fanno parte della famiglia. 
Il padrone dell’orso, uno zingaro (un mechkari, come venivano chiamati) proveniva molto probabilmente dai Balcani, come avrebbe appurato in seguito, ma la Russia colpiva molto di più la fantasia, anche perché era in guerra con il suo paese. 
Lo zingaro attese che tutti i bambini si fossero sistemati e iniziò a strattonare l’orso con il guinzaglio per farlo alzare in piedi, quindi  tolse il violino dalla sua logora custodia e iniziò a suonare dicendo all’animale: ”Balla, Marco, balla”. 


L’orso incominciò a ballare, ovvero a saltare nel sentire la musica. I bambini guardavano rapiti, senza immaginare quali crudeltà ci fossero dietro a quello spettacolo. L’orso ballava istintivamente quando sentiva la musica, memore di quando il suo padrone lo aveva addestrato facendolo camminare su una superficie di metallo rovente, che lo obbligava a saltare dal dolore, mentre contemporaneamente veniva suonato uno strumento musicale. Quell’uomo ed il suo animale affascinavano i piccoli spettatori che attendevano con ansia il suo arrivo; quell’anno era giunto un po’ in ritardo, ma la guerra, si sa, non facilitava gli spostamenti. Quando l’uomo terminò il suo spettacolino, prese congedo dalla padrona di casa, perché, disse, doveva arrivare prima di sera al paese più vicino, dove avrebbe pernottato in una stalla e la strada era un po’ lunga e l’orso doveva anche nutrirsi, lungo la strada, di bacche, radici, funghi, quello che avrebbe trovato. 
L’uomo porse a Marija Mežnarjeva un lurido straccio di tela che una volta doveva essere stato di colore bianco e lei vi mise dentro  alcune susine succose e alcune pere e un pezzetto di prosciutto affumicato, ma proprio piccolo “perché” disse “ ho dovuto barattare in città un bel po’ del mio prosciutto con zucchero e farina”. Anche l’orso ebbe qualcosa da mettere sotto i denti: alcune patate e un po’ di frutta. 
“Vi rivedrò, Ivan?” chiese lei. “Non credo” rispose l’uomo “ sono ormai vecchio e stanco e anche se la guerra dovesse finire presto, niente sarà più come prima. Si sentono brutte voci in giro, Marija Mežnarjeva,  ed è tempo che io e il mio orso ci sistemiamo da qualche parte”. “Zbogom “ (addio) disse l’uomo e da quel saluto Marija capì che non sarebbe più ritornato. 


Prima di uscire dal paese l’uomo si fermò all’ultima casa, dove abitava Sonja,  la più cara amica di Ivanka. La bambina corse dentro a cercare sua madre che se ne uscì consegnando all’uomo alcune provviste per il viaggio. I bambini, com’era consuetudine, lo accompagnarono  fino  all’uscita del paese, dove la strada bianca finiva ed iniziava un sentiero che attraversava un fitto bosco di pini per poi sbucare su una strada che costeggiava la ferrovia. Non avevano il permesso di spingersi oltre e ritornarono a casa mogi, consci che Marco non sarebbe più tornato da loro e che  il vecchio zingaro con il suo violino sarebbe stato relegato nei ricordi di un’infanzia che avrebbe segnato la fine del loro mondo e l’inizio di un altro foriero di altre tragedie.
                                                                                                                          Lucia Accerboni

venerdì 27 gennaio 2012

“Non muoio neanche se mi ammazzano”

Copertina del libro
il disegno è dello stesso autore
« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. »

Questo il testo dell'articolo 1 della legge che definisce così le finalità del Giorno della Memoria.

Fra gli internati  nei campi di concentramento, vi fu anche Giovanni Guareschi, il celebre autore di Don Camillo e Peppone, che durante la prigionia tenne un diario, pensando di pubblicarlo al suo ritorno.
“Fu un lavoro faticosissimo decifrare e sviluppare gli appunti” scrive lui stesso “ma alla fine avevo il diario completo. Allora lo rilessi, lo feci ribattere a macchina in duplice copia, e poi buttai tutto nella stufa: originale e copie. Credo sia stata la cosa migliore che io ho fatto nella mia carriera di scrittore, ed è l’unica di cui non mi sono mai pentito”.
Oltre al diario, Guareschi teneva un libricino di appunti “per uso immediato”: cose che leggeva agli altri internati passando da baracca a baracca.
“E fu questa, alla fine, l’unica roba che mi è parsa ancora interessante”.
Così è nato il suo Diario Clandestino, pubblicato nel 1949,che è il rovescio dei più consueti racconti di guerra e di prigionia: non sofferenze ma risate, non tragedia ma allegria.

Guareschi nel lager, disegnato da lui stesso
“Mettono acqua in una marmitta, dosano la carne e le polveri e gli estratti, chiudono il coperchio a tenuta ermetica, mettono il lucchetto, accendono il fuoco e, quando una certa valvola fischia, la minestra è pronta.
Fanno così anche nella guerra: buttano nel pentolone carne d’uomini, dosano polveri piriche, estratti di scienza militare, abbassano il coperchio della disciplina, mettono il lucchetto dell’intransigenza, accendono il fuoco e aspettano che il fischio annunci che la guerra è vinta.
Ma il fischio non si sente, e la pentola scoppia”.

“ Se ai miei ventitrè lettori il libro non va bene” conclude Guareschi nella prefazione “vuol dire che la prossima prigionia farò meglio”.

giovedì 26 gennaio 2012

Terzo e ultimo Incontro con gli Autori.

Ospite è stato Pier Paolo Besich, che nel suo libro Donne all’avventura nel lavoro racconta di donne che si misurano con condizioni lavorative avverse ed anche impreviste e improvvise, e che raccolgono così una sfida dura ma anche interessante ed avvincente, e spesso anche vincente.
Il libro, scritto con la collaborazione di Francesca Lorenzet, psicologa del lavoro e delle organizzazioni, e pubblicato da Piazza Editore, Silea (TV) nel 2011, nasce dal rapporto degli autori con il mondo dell’occupazione femminile,ed ogni episodio è rigorosamente tratto
da storie vere.

Pier Paolo Besich è un consulente del lavoro, con esperienza in diverse imprese multinazionali in Italia e all’estero, come Fiat Uk, Findomestic, Electrolux Group, Focusjob

 Ringraziamo l’autore per la sua simpatica e interessante partecipazione, che ha anche coinvolto i presenti con diversi interventi.
                                                     foto di Adriano Toffolon

mercoledì 25 gennaio 2012

Mi dicono che io abbia una memoria formidabile, ma non mi ricordo neanche più quando sono nato. Non so chi siano mia mamma e mio papà.  In tanti rivendicano la mia origine. Quasi tutti sono uomini. Non donne. Dicono anche che io sia stato concepito in seguito ad  una relazione particolarmente complessa. Insomma non bastavano due persone sole a darmi la vita!
Qualcuno afferma che sono molto utile e guai se non esistessi.
Per altri sono solo un peso (ne ho molto!) e sbuffano quando mi vedono.
Di solito riesco a rispondere a quasi tutte le domande.
Se vado all’estero non devo sbagliare neanche una parola e devo cambiare quasi tutto, di me.
Devo adattarmi immediatamente a tutte le regole locali, ai loro usi e tradizioni.
Ma trovo sempre qualcuno che mi aiuta: generalmente è gente molto preparata ed esperta.
Così non faccio brutte figure!
Non ho solo una voce: ne ho tante!!  Mi trovate subito perché, in mezzo ai miei compagni di avventura, io mi distinguo per una piccola coperta molto forte, a volte marrone, altre rossa (quella che mi piace di più!).. o nera!
Ho una lingua molto sciolta e sto bene dappertutto.
Credo che durerò ancora molti anni, anche se qualcuno vorrebbe soppiantarmi con tutte le diavolerie moderne!
Ma io sono ancora il più richiesto!                                    
                                                                                          Titti                                                                                                                 
 Attendiamo la soluzione attraverso i commenti.
Non si vince niente, non illudetevi...

venerdì 20 gennaio 2012

INCONTRI CON GLI AUTORI

Gradito ospite all’UTE, per il ciclo "Incontri con gli Autori", è stato Angelo Bessega, con il suo libro Quanto amara quella cioccolata, edizioni Albatros il Filo.
Un libro che non è un romanzo, anche se si legge come tale, ma piuttosto un’autobiografia.
Riportiamo qui una breve recensione. 

Il difficile e drammatico periodo del secondo dopoguerra viene visto attraverso gli occhi di un bambino sul limitare dell'adolescenza: Antonio racconta la storia di una famiglia semplice, costretta a fare i conti con un paese lacerato, le difficoltà economiche, la memoria di un conflitto drammatico che sembra aver intaccato come un morbo inestirpabile l'animo degli uomini di buona volontà. È una cioccolata amara la libertà che si respira nel paese: delizia mai assaporata, porta con sé gioie e dolori; e così un uomo che in prigionia sopportò le pene nell'illusione dell'alcol, fedele marito e padre robusto e forte, si piega come una foglia ai primi venti d'autunno, abbracciando i suoi in un'aurea di angoscia e omertà. Ad arginare il mulinello che tutto scuote c'è lei, Eugenia, fragile e forte, madre e moglie instancabile, luce di speranza, modello di sopportazione, di amore gratuito, di cristiana misericordia. Già, quanto amara fu quella cioccolata... ma, vien da dire, cioccolata fu e maturò tempi di pace che ciascuno dovrebbe oggi difendere, in ricordo di quanti, come i protagonisti di queste pagine, in essi spesero la loro vita con passione e sacrificio.
Angelo Bessega

Angelo Bessega è nato a Francenigo di Gaiarine il 5 dicembre del 1946. All’età di 3 anni è emigrato con i genitori a Grenoble, in Francia, dove il padre ha svolto l’attività di muratore. Ha trascorso poi l’infanzia nel Loiret, a Beaugency, dove ha frequentato le scuole dell’obbligo. È rientrato in Italia all’età di 14 anni e si è stabilito a Sacile, paese poco lontano dal luogo natìo.

Ringraziamo l’autore per la sua graditissima e simpatica partecipazione, e speriamo di rivederlo in occasione dell’uscita del suo secondo libro, per il momento ancora in fase di stesura. 
Foto di Adriano Toffolon 

giovedì 19 gennaio 2012

Alto gradimento del pubblico in sala per la prima serata di “Scenario”, la rassegna promossa a Sacile dal Piccolo Teatro, che quest'anno per la prima volta coinvolge gli spettatori come giuria delle commedie in cartellone. Con una media di 8,25 punti su 10 la Compagnia Colonna Infame di Conegliano ha divertito la platea grazie al perfetto meccanismo comico-drammaturgico di “Twist”, esilarante testo di Clive Exton che ha aperto la Stagione venerdì scorso. Questa settimana al Teatro Ruffo sarà invece di scena venerdì 20 gennaio la Napoli di Eduardo, con un vero classico del genere: “FILUMENA MARTURANO”, nell'interpretazione della Nuova Compagnia Teatrale A' Fenesta, che già in passato ha deliziato il pubblico della rassegna con i suoi perfetti allestimenti partenopei.
Notissima la vicenda che vede contrapposti i caratteri di Filumena e di Domenico Soriano, un tempo amanti ed ora maturi compagni di una vita che sembra non avere più nessuno scopo in comune. Ma l'estro di Eduardo De Filippo è pieno di sorprese, e proprio quando Domenico progetta le nozze con una più giovane fidanzata, ecco il guizzo geniale di Filumena, che prima mette in atto una vera e propria sceneggiata per farsi finalmente impalmare su un falso letto di morte, poi rivela a Domenico di aver cresciuto in segreto tre figli, dei quali uno è figlio suo. Come sempre, comico e drammatico, alto e basso si mescolano sulla scena di Eduardo in quadri di grande umanità, toccando le corde di una sincera empatia e tramandando così il successo del suo teatro.
Sabato 21 gennaio secondo appuntamento anche per la sezione Junior, con lo spettacolo “SOGNI NEI CASSETTI” del Teatro della Sete: la piccola Clarice prova ad addormentarsi, sola nella sua cameretta.  Però, una volta chiusi gli occhi, sente degli strani rumori, dei suoni che la guidano fin dentro il suo armadio. Qui scoprirà che Dormi e Veglia custodiscono i suoi sogni: ogni suono corrisponde a un sogno, e ogni sogno ha il suo cassetto. 

Inizio spettacoli: ore 21 serale, ore 16 pomeridiano ragazzi, con biglietteria aperta a partire da 45 minuti prima del sipario.
Info ai recapiti dell'Associazione: tel, segreteria 366 3214668 (da lun a ven in orario 17-19) oppure web:www.piccoloteatro-sacile.org.


martedì 17 gennaio 2012

Messaggero Veneto - domenica 8 gennaio 2012

L’AQUILA ”FERITA”
Ti ho vista
nello splendore
di una primavera
solo abruzzese:
verde ancora incerto
nei dolci colli
e neve sul Gran Sasso
tra bianchi petali
di meli in fiore.
Delle tue chiese
ho ammirato
le austere facciate
lineari e pure
come la tua gente…
Ci siamo dissetati
alla preziosa acqua
delle tue fontanelle:
intorno a noi palazzi,
diritte vie, vaste piazze,
giardini e tante case belle.

Ma ora…...
Pietre e lacrime
sangue e pietre  
pietre e detriti
voci spente e pietre
pietre e vite lacerate.
  In me
Non la Pasqua,
nella ridente Sulmona,
con la Madonna cangiante
nell’abbraccio con il Risorto
tra voli di candide colombe,
ma solo la straziante musica
dei violini, a Chieti,
del venerdì santo…                                                                         Titti -  Sacile, 6 aprile 2009 



sabato 14 gennaio 2012

CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE - seconda parte

Nella maggior parte dei paesi dell'Estremo Oriente (India, Nepal, Bangladesh, Sri Lanka...) c'è poi il grave problema delle spose bambine.  Anche se in tutti i paesi esistono delle leggi che proibiscono il matrimonio prima di una certa età, la realtà è molto più cupa e cruda.  Ovviamente, come per altre forme di violenza, anche qui il fenomeno continua ad esistere fra gli strati sociali più bassi, dove l'istruzione è  quasi inesistente e dove, quindi, prevalgono in modo pesantissimo le tradizioni, i legami di clan, di famiglia e credenze difficili da estirpare. I casi più gravi si hanno quando, appena nate, le bambine vengono promesse in sposa, magari come pagamento di debiti contratti dalla sua famiglia o in riparazione di un qualsivoglia 'disonore' causato alla famiglia dello sposo –spesso anche lui un bambino, ma non sempre -. Le cerimonie nuziali fra bambini vengono celebrate a 5-6-7 anni, poi la convivenza vera e propria viene rimandata a più tardi, verso i 10-12 anni, non appena la bambina/donna è in grado di procreare... e qui ricomincia il ciclo perverso del figlio maschio che deve arrivare a tutti i costi, altrimenti....

Sposa bambina
Questi matrimoni hanno spesso (per non  dire sempre) conseguenze nefaste sulla salute delle bambine: molte muoiono o subiscono gravi danni dovuti ai parti o aborti in età giovanissima. In questi ceti sociali poi, le bambine passano da uno stato di totale sottomissione al padre alla sottomissione nella famiglia dello sposo: deve fare i lavori più umili, servire tutti, oltre a dare alla luce, al più presto, figli maschi. Qui è spesso la suocera che si comporta da aguzzina, nel senso che è lei che la sorveglia e, se del caso, la picchia o altro. Non di rado si verificano degli incidenti casalinghi 'strani' – scoppio della cucina o altro - che causano la morte della sposa o gravi menomazioni o deturpazioni fisiche alla stessa.
                                                                                                 Maria Bortoluzzi  - continua

venerdì 13 gennaio 2012

INCONTRI CON GLI AUTORI

Alessandra Merighi e Orazio Cantiello
Anche quest'anno è venuto a trovarci Orazio Cantiello, giornalista ed editore, che ormai possiamo considerare di casa alla UTE.
Fondatore della casa editrice L'OMINO ROSSO, che ha in catalogo ormai parecchie pubblicazioni di svariati generi, in questo suo incontro ci ha fatto conoscere di persona la scrittrice Alessandra Merighi. 
Nel suo libro Oltrelacqua l'autrice ci racconta le storie di Leila e Daiana, due ragazze giovanissime ma ormai annoiate da una vita che sta prendendo una piega sbagliata, e del loro incontro con Valentina, ammalata di cancro che, al contrario delle sue coetanee, sta lottando per riprendersi la vita.
L'altro libro che Orazio ci ha presentato, Sul greto del fiume tra i campi, è un racconto basato su fatti realmente accaduti nel 1917 ad Arba, piccolo paese di campagna dell’alta pianura pordenonese. 
Le pagine contengono la descrizione della tragedia che il 21 marzo 1917, in pieno conflitto mondiale, colpisce la comunità arbese: una granata calibro 75, ritrovata da tre bambini nel vicino torrente Meduna e trasportata in paese con l’intento di ricavarne materiale da barattare in cambio di denaro e di viveri, esplode in una stalla. L’esplosione, causata dal maldestro tentativo di recuperare il “tesoro”, provoca una strage in cui muoiono quattro persone e tre mucche, preziosa fonte di sostentamento.
Ringraziamo il nostro ormai amico Orazio per averci intrattenuto così piacevolmente, e speriamo di riaverlo presto fra noi.
Per collegarsi al sito de L'omino Rosso per avere maggiori informazioni e il catalogo di tutti i libri pubblicati, potete cliccare QUI
                                                                                                                    foto Adriano Toffolon

giovedì 12 gennaio 2012

Scoppiettante avvio di Stagione per “Scenario” 2012, la rassegna promossa dal Piccolo Teatro Città di Sacile con il sostegno e patrocinio di Comune, Regione Friuli Venezia Giulia e Banca di Cividale. Venerdì 13 gennaio sarà infatti di scena al Teatro Ruffo la Compagnia Colonna Infame di Conegliano, impegnata nell'esilarante testo di Clive Exton dal titolo “TWIST, una commedia veramente bugiarda". Se un marito incontra una donna all'insaputa della moglie, il caso è un classico. Ma se un uomo felicemente sposato da 15 anni incontra di nascosto ogni mese la sua cara mammina, prima o poi il patatrac è quasi scontato. La catastrofe si fa quindi incombente nel momento in cui, nel cottage di campagna dove Roy Lewis ospita regolarmente la bisbetica ed incontentabile madre, piombano inattesi la segretaria e il socio, amanti clandestini, il marito di lei, geloso e sospettoso ed infine Juno, la moglie di Roy, ignara per anni della suocera nonché della casa ed ora avvisata da una strana telefonata anonima. Per trarsi d'impaccio, non resta che il ricorso ad una serie di bugie sempre più incredibili, nel vano e tragicomico tentativo di cacciare di casa gli importuni visitatori, senza che l'opprimente ed incontentabile mammina sospetti di nulla. Finale in crescendo e soluzione a sorpresa per una commedia dai perfetti meccanismi comici, con una graffiante vena di humour inglese.
Avrà inizio sabato 14 gennaio anche la sezione Junior della rassegna, che presenterà quattro spettacoli pomeridiani per ragazzi a partire dai buffi protagonisti delle “STORIE DI MERLI” della Compagnia OcchioXocchio: al centro  della storia, una merla coraggiosa che difende i suoi piccoli da una famelica volpe; una volta cresciuto, uno di loro scopre di non saper fischiare: con ingegno a abilità troverà dunque un modo diverso di fare musica.
Nuovo in questa edizione di “Scenario” sarà anche il coinvolgimento diretto del pubblico, chiamato per la prima volta a scegliere lo spettacolo vincitore della Stagionevotato ogni settimana dagli spettatori in sala, che potranno anche abbinare una breve recensione della serata da pubblicarsi on-line nel sito del Piccolo Teatro.

Prevendita abbonamenti (5 spettacoli serali): mercoledì 11 e giovedì 12 gennaio presso la biglietteria del Teatro (ore 18-20)

Inizio spettacoli: ore 21 serale, ore 16 pomeridiano ragazzi, con biglietteria aperta a partire da 45 minuti prima del sipario.

Info ai recapiti dell'Associazione: tel, segreteria 366 3214668 (da lun a ven in orario 17-19) oppure web: www.piccoloteatro-sacile.org

mercoledì 11 gennaio 2012

Antropologia culturale


Ernesto Dal Molin, classe 1918,
detto Bruno dei Nate

Carlo Zoldan
Il primo incontro con Carlo Zoldan ha avuto come argomento la religiosità popolare tradizionale: i riti, le preghiere e le tradizioni.
Avvenimenti e aneddoti raccontati con la passione e cognizione di causa che conosciamo, grazie alle quali il nostro amico Carlo sa farci rivivere cose che sembrano lontane anni luce, ma che sono il nostro recente passato di civiltà contadina.
Molto piacevole la proiezione della testimonianza di un simpatico personaggio, classe 1918, che ha raccontato come si vivevano tradizioni e cerimonie religiose nei paesi.

martedì 10 gennaio 2012

TRADIZIONI E FESTE POPOLARI E RELIGIOSE NEI DINTORNI DI SACILE - tredicesima e ultima parte

Al di là di tutto, come mi ha confermato anche mia madre, tutte queste celebrazioni rivestivano il carattere di momenti di aggregazione, di socializzazione, in un ambiente culturalmente “chiuso” ma aperto alle necessità altrui, in cui spesso la solidarietà era l’unico valore condivisibile e condiviso: tutti o quasi erano poveri di “materialità” e quindi non c’era motivo di essere invidiosi del prossimo. Tutt’al più ci poteva essere qualcuno più fortunato o meno sfortunato di altri e queste tradizioni di cui ho riferito avevano un significato altamente consolatorio.
          Una consuetudine, che forse era presente e lo è tuttora in varie località della nostra zona, era quella di issare una “CANNA D’INDIA”, sulla sommità dei nuovi edifici, quando veniva ultimato il tetto. In quella occasione si faceva una grande cena a cui erano invitati tutti coloro che avevano lavorato alla costruzione. Anche recentemente mi è capitato di rivedere la “canna” issata sul tetto di una nuova abitazione.

                                                                          “Ricordi“  di Elide Da Ros    

Con questa ultima parte termina la serie sulle tradizioni popolari scritta dalla nostra amica Elide, che ringraziamo per il suo contributo.  
Se volete rivedere tutte le parti precedenti, etichettate come "tradizioni", cliccate QUI  

sabato 7 gennaio 2012






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Vignetta tratta dal sito FANY-BLOG
                    L'utilizzo è consentito citando la fonte e creando un link a: http://fany-blog.blogspot.com/

mercoledì 4 gennaio 2012

  Sarà premiato dal pubblico il miglior spettacolo di “Scenario”, la stagione promossa dal Piccolo Teatro Città di Sacile con il sostegno e patrocinio di Comune, Regione Friuli Venezia Giulia e Banca di Cividale. E' questa la novità più importante del nuovo cartellone della rassegna, alla ribalta dal mese di gennaio con la consueta proposta di spettacoli serali ed appuntamenti pomeridiani per ragazzi, attesi e seguiti da un folto numero di abbonati ed appassionati. 
L'edizione 2012 sarà dedicata in particolare alle donne, con una carrellata di fantastiche figure femminili, mogli, madri, zie, amanti perdute e ritrovate, brillanti protagoniste di una drammaturgia soprattutto contemporanea, equamente suddivisa tra lingua e dialetti.
Cinque le serate in abbonamento, a partire da venerdì 13 gennaio. Tra i titoli scelti per la locandina 2012, anche “FILUMENA MARTURANO” celebre commedia di Eduardo De Filippo che farà il suo debutto sul palcoscenico del Ruffo con la Compagnia 'A Fenesta di San Donà di Piave, gruppo di “napoletani doc” che già in passato ha deliziato il pubblico di “Scenario” con i suoi perfetti allestimenti partenopei. E ancora: una pochade parigina di Marc Gilbert Sauvajon dal titolo “TREDICI A TAVOLA” per la Compagnia Padova Teatro e un divertente adattamento veneto, curato dal gruppo TeatroRoncade, di una famosa commedia di Aldo De Benedetti, il cui nuovo titolo suona “NO TE CONOSSO PIÙ”. La comicità in dialetto triestino di "ZIA ISOLDE, LA TIROLESE(del Gruppo La Barcaccia) e il giocoso humour inglese di "TWIST" (Compagnia Colonna Infame di Conegliano) andranno quindi a completare il cartellone, che si chiuderà il 17 febbraio. 
Parallelamente agli spettacoli serali, il seguitissimo appuntamento pomeridiano per ragazzi di “Scenario Junior” comincerà sabato 14 gennaio con i buffi protagonisti delle “STORIE DI MERLI” della Compagnia OcchioXocchio, per proseguire poi sabato 21 gennaio con i “SOGNI NEI CASSETTI” del Teatro della Sete, quindi sabato 4 febbraio LA TORTA IN CIELO” del gruppo Fantaghirò, tratto da Gianni Rodari, e finale riservato al brio delle maschere con “ARLECCHINO E IL SEGRETO DEL CARNEVALE” in chiusura sabato 10 febbraio.
Interessanti anche le proposte collaterali di “Retro…Scenario”, realizzate in collaborazione con l'Ute di Sacile e dell'Altolivenzapresentazione e lettura di una raccolta di brani poetici di Antonio Di Foggia (il 24 febbraio, nel cartellone degli Appuntamenti d'Autore della Biblioteca Civica), le lezioni pomeridiane di Storia del Teatro e la visita guidata al nuovissimo spazio delle “Stanze di Eleonora Duse” alla Fondazione Cini di Venezia (nel mese di marzo).
Campagna abbonamenti nei giorni 11 e 12 gennaio presso il teatro Ruffo (ore 18-20); per i vecchi abbonati, il diritto di prelazione per la conferma dei posti in teatro scade lunedì 9 gennaio.
Infine, per i più ardimentosi, la possibilità di aggiungere al voto espresso in sala anche una breve recensione degli spettacoli visti: gli scritti migliori saranno pubblicati on-line nel sito web del Piccolo Teatro.
Info ai recapiti dell'Associazione: tel, segreteria 366 3214668 (da lun a ven in orario 17-19) oppure web: www.piccoloteatro-sacile.org.

lunedì 2 gennaio 2012

VIE DI STELLE

 Infinite vie di stelle
nel magico cielo blu
in questa lunga notte.

Lucenti legami
tra sogno e realtà
tra tempo ed eternità.

Tutto si  può pensare.
Tutto si può sperare.
Tutto si può desiderare.

Nel silenzio siderale,
nel brillio astrale
sconosciuto è il male.

Insignificante punto,
perso nell’universo,
l’azzurro globo terrestre.

Ma allora.. Ma ancora…
Tutto si può provare.
Tutto si può avverare.

In questa lunga notte
sotto un magico cielo blu.
Infinite le  vie di stelle!

Titti  -   Capodanno 2012

L'importante è lasciare indietro tutte le sconfitte e i dolori e portare avanti solo le cose belle e i ricordi particolari… che questo 2012 sia per tutti un anno da ricordare, ricco di gioia e serenità ovunque voi siate
 Best  wishes  for the NEW YEAR  -   Meilleurs  voeux  pour le NOUVEL  AN  -    Los mejores deseos para el Año Nuevo  -    Najboljše  želje za novo leto JA  -   Den besten Wünschen für das  NEUE JAHR
                  
 Adriano Toffolon    


Pubblichiamo gli auguri che l'amico Adriano, nonché vice-presidente dell'UTE, ci ha inviato e che rivolge a tutti gli iscritti e simpatizzanti.
Poi magari per le traduzioni, se siete iscritti ai nostri corsi di lingue, vi risulterà più facile...