venerdì 30 marzo 2012

Gita a Salò, Gardone e al Vittoriale

 Come in ogni gita che si rispetti, vengono scattate parecchie foto. 
Ne pubblichiamo alcune, fatte da Adriano Toffolon, e altre ne arriveranno. 
Se qualcuno vuole mandarci le proprie, saremo lieti di pubblicarle.
Come al solito, per vederle ingrandite basta cliccare sulle stesse.




Adriano e Giorgio 
Il mitico Attilio




Il duomo di Salò


A spasso per Salò


Un momento di relax
Ancora relax



Si pranza vicino al Vittoriale prima della visita
Pesce di lago e insalata mista



Il lago di Garda a Salò



giovedì 29 marzo 2012

Sono giunti alla conclusione i corsi di Mosaico su Vetro, tenuti dalla dottoressa Stefania Dal Mas presso la sede UTE di Caneva. 
Come promesso in un precedente post, pubblichiamo le foto di alcuni lavori portati a termine dai numerosi iscritti che hanno frequentato il corso.
Aggiungiamo i nostri complimenti all'insegnante e agli allievi per queste opere veramente notevoli, e ringraziamo anche il vice presidente Adriano Toffolon per le foto.














Ricordiamo anche che i lavori verranno esposti nella sede principale dell'UTE a Sacile, così da poterli ammirare da vicino.


      Per ingrandire cliccare sulle foto

lunedì 26 marzo 2012

Primavera

E’ la stagione che amo di più in assoluto e quest’anno ci sta regalando delle magnifiche giornate, inusuali anche per questo periodo dell’anno. 
Stavo andando con i miei ricordi indietro nel tempo, alle primavere della mia infanzia e mi sono tornate alla mente le poesie di Angiolo Silvio Novaro che ai miei tempi si imparavano alle elementari. Chi non ricorda quella più famosa, intitolata “Che dice la pioggerellina di marzo?”. Quest’anno, purtroppo, di pioggia non se n’è vista per niente, confidiamo nel mese di aprile. 
Pensando di fare cosa gradita ai lettori del blog, ho estrapolato alcuni versi che ben si adattano alla stagione.
Lucia Accerboni


Passata è l’uggiosa invernata,
passata, passata!...


…domani uscirà Primavera

guarnita di gemme e di gale,
di lucido sole,
di fresche viole,
di primule rosse, di battiti d’ale,

di nidi,
di gridi,
di rondini ed anche
di stelle di mandorlo, bianche...

venerdì 23 marzo 2012

Salute e Ambiente


Giorgio Gislon con il presidente Marta Roghi e la direttrice Cristina Trinco
Qual'è lo stato dell’arte in un mondo sempre più affamato di energia?
Il nucleare, con tutti i suoi problemi, offre nuove soluzioni e meno rischi?
Che alternative reali abbiamo davanti a noi?
Il sole, il vento, le maree, l’energia geotermica e altre fonti, alcune ancora in fase di studio, potranno soddisfare le esigenze future?
Argomenti impegnativi, che il nostro amico Giorgio Gislon, dopo una accurata indagine su autorevoli e attendibili riviste specializzate, ci ha illustrato nell’incontro di giovedi 22 marzo.


Foto di Adriano Toffolon
Ringraziamo Giorgio per la sua simpatia e le sue informazioni, che i presenti hanno dimostrato di seguire e gradire con particolare interesse. 


mercoledì 21 marzo 2012

Laboratorio di Fotografia

Molti sono gli iscritti al Corso di fotografia tenuto dal docente m.o Giancarlo Rupolo - fotografo Circolo Obbiettivo di Pordenone - nella foto in centro in prima fila. Durante le lezioni si imparerà la storia e le tecniche della fotografia con qualsiasi tipo di macchina fotografica. Sono altresì previste alcune uscite con il docente per esercitarsi e mettere in pratica i suoi preziosi consigli. Con le foto scattate durante il corso si allestirà, a fine anno accademico, una mostra presso la nostra sede.
Avviso all'insegnante e agli iscritti: se vi farà piacere inviarci le vostre foto, saremo molto lieti di pubblicarle nel blog riportando anche i vostri nomi.    Email: paolo7491@libero.it


La foto del post è di Adriano Toffolon

martedì 20 marzo 2012

Ieri, lunedi 19 marzo, lezione straordinaria a cura della prof.ssa Marta Roghi, che ci ha ampiamente parlato di Gabriele D’Annunzio, in vista della prossima gita al Vittoriale, sul lago di Garda.

Gabriele D’Annunzio, (Pescara, 1863 – Gardone Riviera, 1938), principe di Montenevoso, a volte scritto d’Annunzio, come usava firmarsi, è stato uno scrittore, drammaturgo, poeta, militare, politico e giornalista italiano, simbolo del Decadentismo italiano ed eroe di guerra.
Soprannominato Il Vate, cioè “il profeta”, occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. Come letterato fu “eccezionale e ultimo interprete della più duratura tradizione poetica italiana…” e come politico lasciò un segno sulla sua epoca e una influenza sugli eventi che si sarebbero succeduti. 

Nel febbraio 1921 si ritirò in un'esistenza solitaria nella villa di Cargnacco (comune di Gardone Riviera) che pochi mesi più tardi acquistò. Ribattezzata il Vittoriale degli italiani fu ampliata e successivamente aperta al pubblico. Qui lavorò e visse fino alla morte, curando con gusto teatrale un mausoleo di ricordi e di simboli mitologici di cui la sua stessa persona costituiva il momento di attrazione centrale.

Veduta del Vittoriale, con la nave Puglia incastonata fra la vegetazione e la prua rivolta verso il lago
 Per maggiori informazioni potete visitare il sito del Vittoriale cliccando QUI

venerdì 16 marzo 2012

Salute e Ambiente

Giovedì 15 marzo, per i corsi generali dedicati a SALUTE e AMBIENTE, nella sede UTE di Sacile abbiamo avuto due graditissime ospiti: la dottoressa ANGELA  ZOPPE' comandante della polizia locale di Sacile / Caneva, e la dottoressa MONICA NARDINI dell'università di Udine, che partecipa al progetto sicuraMENTE  promosso dalla Regione Friuli Venezia Giulia e FVG Strade SpA,  per una maggior cultura della sicurezza stradale. La dottoressa Angela Zoppè ci ha parlato delle norme sul comportamento stradale, che riguardano non solo i veicoli a motore ma anche ciclisti e pedoni, utenti sicuramente più a rischio, ma a loro volta con dei comportamenti da correggere. Numerosi, al riguardo, sono stati i consigli e le risposte alle domande. La dottoressa Monica Nardini ci ha elencato numerosi dati, con le tristi cifre sugli incidenti mortali e sui numerosi feriti del Friuli, causati da velocità, alcool, droghe, cinture non allacciate e distrazioni varie. Interessante anche il rapporto fra incidenti e costi sociali. Molto apprezzata infine risulta la collaborazione che si sta instaurando tra le istituzioni e le scuole di ogni ordine.
http://sicuraMENTE.fvgstrade.it 


foto e testo di Adriano Toffolon

mercoledì 14 marzo 2012

Caneva - Mosaico su vetro

 
Molto impegnati gli iscritti al corso di Mosaico su vetro che si tiene nella sede UTE di Caneva. I mosaici, sotto l'attenta direzione della dottoressa Stefania Dal Mas, iniziano a prendere le forme volute. 
I lavori, una volta ultimati, saranno visibili sul nostro Blog, e saranno esposti alla mostra che si terrà a fine anno accademico presso la sede di Sacile.


Foto e testo di Adriano Toffolon


sabato 10 marzo 2012

Il Re degli Elfi (der Erlkönig)

Ancora una volta un concerto fa da spunto ad alcuni miei ricordi e riflessioni. Mi trovavo, come ogni secondo mercoledì, alla Fazioli Concert Hall di Sacile per il consueto concerto di pianoforte eseguito, questa volta, da una famosissima pianista lituana.
Dando un’occhiata al programma mi sono soffermata su alcuni Lieder  musicati da Schubert, soprattutto sull’ultimo, “der Erlkönig” (il re degli elfi) che chi come me ha studiato tedesco, non può non conoscere. Perfino mio marito, che con il tedesco ha sempre avuto un rapporto conflittuale, se lo ricordava benissimo. I Lieder (canzoni, romanze) sono composizioni musicali per pianoforte e voce solista, per i quali Schubert e Schumann sono gli autori più conosciuti. I compositori si affidavano a testi di ballate scritte da autori famosi, come Schiller, Goethe e Heine.
Il concerto prevedeva, però, solo l’esecuzione pianistica.

La ballata prende spunto da un fatto realmente accaduto: Goethe apprese infatti da un giornale la notizia di un bambino gravemente malato che il padre aveva portato con sé in una precipitosa cavalcata notturna per i boschi, diretto verso il vicino villaggio nel tentativo di salvargli la vita; il bambino, in preda a una fortissima febbre, dice di vedere l' Erlkönig, il Re degli Elfi che lo chiama a sè; il padre si rende naturalmente conto delle condizioni disperate del figlio, che ormai sragiona...una volta giunti alla fattoria infatti, il bimbo è già morto tra le sue braccia.

Eravamo arrivati, mio marito ed io, leggermente in anticipo quella sera, per cui ebbi tutto il tempo di riandare indietro con la memoria al mio primo approccio con il re degli elfi. Terminate le scuole elementari, iniziai il mio cammino con il triennio delle inferiori, dove feci conoscenza con la mia prima insegnante di francese e con quella severissima di tedesco, tale Hildegarde Resen. Le professoresse, allora, portavano il grembiule nero come noi alunne; ma mentre l’insegnante d’italiano, di musica e di francese indossavano un comunissimo grembiule di satin, Hilde ne aveva uno di chiffon, ovviamente trasparente, che lasciava intravedere il vestito sottostante, sempre elegante, neanche dovesse andare a teatro.
Sulla cinquantina, capelli a caschetto leggermente striati di grigio, occhiali sulla punta del naso, scarpe con tacco a spillo, squadrava noi studenti con aria  assai poco benevola e già nel fare l’appello uno capiva che aria tirava in classe quel giorno. La grammatica di tedesco ed il vocabolario erano rigorosamente scritti in gotico e nessuno di noi (eravamo una classe numerosa) sfuggiva alla lettura e all’esercizio di traduzione.
Impartiva ordini di tipo militare e ci dava del Lei (Lesen Sie, bitte - Legga per favore…). A me, abituata alla disciplina teutonica di casa mia, dove le istruzioni che mio padre mi dava, per esempio, sugli orari da rispettare per il rientro a casa dopo un’uscita con le amiche, dopo il teatro o d’estate, dopo i bagni di mare e che terminavano con la fatidica frase “Befehl ist Befehl (un ordine è un ordine) il tono di voce imperioso di Hilde non faceva né caldo né freddo. A scuola avevamo anche il pianoforte, per cui Hilde, all’approssimarsi del primo Natale in sua compagnia, decise di farci imparare le canzoni natalizie.
E così iniziammo ad apprendere “Stille Nacht” (Astro del ciel) e O Tannenbaum, dedicata quest’ultima all’albero di Natale. Ma non mancava neanche  “Oh du lieber Augustin” celebre canzone viennese. 
A casa mia cantavo già “Stille Nacht”in tedesco e in sloveno con mia madre, per cui ho sempre avuto e continuo tuttora ad avere qualche difficoltà a cantarlo in italiano. Durante le messe del periodo natalizio devo sempre avere sotto gli occhi il libro dei canti e seguire le strofe con attenzione, perché, altrimenti, la mia mente tende scivolare istintivamente sui versi in tedesco. 
Ma torniamo a Hilde. 
Eravamo in terza, quando decise di passare a cose decisamente più difficili ed ecco che facemmo la conoscenza con il re degli elfi. La prima fase prevedeva l’apprendimento a memoria del testo in tedesco: otto strofe di quattro righe ciascuna (ho sempre pensato che l’autore, Goethe, avrebbe potuto sintetizzare un po’ la storia, ma tant’è). 
La cosa si rivelò più difficoltosa del previsto e dopo inutili tentativi, Hilde decise che per cantare la ballata sarebbe stato necessario che ognuno di noi avesse il testo in mano, onde evitare impappinamenti o improvvisi vuoti di memoria. 
Veniva adesso la fase più ostica: imparare la parte musicale, che proprio tanto facile non è.
Ma noi eravamo alunni disciplinati e anche motivati  (Hilde non ammetteva il contrario) e quindi alla fine dell’anno scolastico fummo in grado di eseguire il pezzo senza troppi intoppi. 
Per la prima volta vidi Hilde soddisfatta di noi e anche un po’ commossa, perché avevamo finito il triennio e nell’autunno avremmo iniziato le superiori.

Rividi Hilde anche negli anni seguenti in quanto frequentava il teatro come me (soprattutto la stagione lirica, ma anche quella sinfonica) e pensavo che fosse ormai in pensione. Ma ebbi subito una smentita: al primo anno di Università, entrando  nell’aula di tedesco, me la trovai davanti, niente affatto cambiata: solito cipiglio, occhiali sul naso, grembiule di chiffon. 
Erano trascorsi cinque anni, io avevo cambiato taglio di capelli, ero cresciuta di statura, non ero più così magra, non poteva riconoscermi. Speravo che non ricordasse i cognomi di tutti i suoi alunni. Appena entrata, mi squadrò, mi soppesò e mi disse:” Sezione “E”, secondo banco a destra, vicino alla finestra, di fronte alla cattedra.” 
Era vero: avevo mantenuto la stessa posizione durante tutto il triennio, anche se le aule erano diverse. 
C’era un motivo, in questo: da quel banco si vedeva il mare. Splendidi tramonti al pomeriggio, anche d’inverno. Siccome le classi erano numerose, si andava a scuola una settimana al mattino e una al pomeriggio. All’inizio della primavera  il mare scintillava sotto il sole, annunciando l’inizio imminente della stagione dei bagni ed io incominciavo già a sognare le mie giornate balneari in compagnia delle amiche.
Tutti questi ricordi attraversarono la mia mente in un attimo, mentre Hilde continuava ad ispezionarmi con gli occhi. Accennò a un sorriso e mi disse: “Ci sarà molto da lavorare, ma sono sicura che le basi che Le ho dato a suo tempo le faciliteranno di molto lo studio.” E così fu. Alcuni studenti che erano con me decisero, dopo un po’, di cambiare sezione, scegliendo un’altra lingua, ma io, abituata alla disciplina di Hilde, rimasi con lei fino al termine degli studi. 
Ripensai a tutto questo mentre l’ora d’inizio del concerto si stava avvicinando. 
Quando la pianista attaccò il quinto Lied in programma (il re degli elfi, appunto) a distanza di quasi sessant’anni mi ritornarono alla mente i versi di Goethe: “Wer reitet so spät durch Nacht und Wind”? Es ist ein Vater mit seinem Kind” (Chi cavalca nella notte e nel vento? E’ un padre con il suo bambino”). 
Non sono riuscita a recitarla mentalmente fino alla fine, ma la musica, quella no, non l’avevo dimenticata. Ho socchiuso gli occhi per non farmi distrarre dalle mani della pianista e ho seguito le note fino alla fine del pezzo. 
Grazie Hilde, per aver arricchito la mia mente.   
                                                                                                                          Lucia Accerboni

 Per chi volesse ascoltare “der Erlkönig”
 il brano è disponibile cliccando su questo link:

giovedì 8 marzo 2012

Riceviamo e pubblichiamo questa email, inviata da Chiara Mutton l’indomani della sua lezione su "Romeo e Giulietta".

Ciao Paolo,
giusto ieri si parlava a lezione delle origini friulane della storia di Giulietta e Romeo, che nella realtà pare si chiamassero Lucina Savorgnan e Luigi Da Porto, cugini udinesi divisi da faide familiari e politiche agli inizi del Cinquecento.
Il Messaggero Veneto riporta a questo proposito una notizia interessante, che riguarda la prossima pubblicazione di questa vicenda, e degli studi che sembrerebbero ormai aver accertato l'origine friulana della trama, sulla prestigiosissima rivista Bbc History Italia.
Il testo dell'articolo è on-line:

La Bbc racconta

i Giulietta e Romeo di casa nostra

La storia di Lucina Savorgnan e Luigi Da Porto approda sulla rivista mensile “History Italia”

Le origini friulane del mito di Giulietta e Romeo hanno definitivamente rotto gli argini regionali per approdare alla rivista più autorevole di storia a livello nazionale: Bbc history Italia. E nelle prossime settimane l’amore di Lucina Savorgnan e Luigi Da Porto potrebbe persino approdare nel Regno Unito, patria di William Shakespeare, l’indiscusso genio che innalzò la vicenda a mito paradigmatico di tutte le storie d’amore sventurate. «È stato sfizioso indagare le vere origini dell’opera di Shakespeare – spiega Paolo Sidoni, autore dell’articolo apparso sul numero di marzo del mensile Bbc history Italia – e il lavoro ha riscontrato un notevole interesse a livello nazionale».

Per continuare a leggere tutto l'articolo cliccare qui sotto:

Ed inoltre, ecco un insolito itinerario in Friuli sulle orme di Luigi e Lucina:
http://www.luoghimisteriosi.it/guideturistiche/guide/friuliveneziagiulia/Pieghevoli%20Comelli.pdf

News da condividere, se vuoi, con gli altri amici dell'Ute, grazie al vostro ottimo spazio blog.
Buona lettura...!
Chiara Mutton

martedì 6 marzo 2012

Storia del Teatro e dello Spettacolo

Per parlare di teatro è venuta oggi a trovarci una nostra graditissima conoscenza: la dott.ssa Chiara Mutton, operatrice culturale e Presidente del Piccolo Teatro Città di Sacile.
Argomento dell’incontro la tragedia di William Shakespeare “Romeo e Giulietta”, una tra le opere più famose e rappresentate, e una delle storie d’amore più popolari di ogni tempo e luogo, fonte di ispirazione per innumerevoli riduzioni musicali e cinematografiche.
Ricordiamo il poema sinfonico di Čajkovskij, il balletto di Prokofiev, il musical West Side Story, il film di Zeffirelli.
Ed anche varie versioni teatrali, alcune anche dissacratorie e divertenti, fra cui una esilarante parodia del grandissimo Totò.

Grazie Chiara, e ti aspettiamo con piacere per i prossimi martedì.

domenica 4 marzo 2012

Al chiaro di luna

Non mi sentivo particolarmente invogliata ad andare al concerto di pianoforte, quella sera: alcuni fastidiosi doloretti mi suggerivano piuttosto di restare a casa e di preferire il letto alla poltrona della sala da concerto. Ma l’abbonamento a teatro serve proprio a questo: a farti uscire anche quando non ne avresti voglia. Una rapida occhiata al programma mi fece decidere in tal senso; per nessuna ragione mi sarei persa due pezzi romantici come la Sonata al chiaro di luna di Beethoven e il terzo movimento di una suite di Debussy noto come “Chiaro di luna”. Raggiunto il mio posto in sala, non vedevo l’ora che le luci si smorzassero e che l’incanto della musica mi avvolgesse, senza lasciar spazio a null’altro che ai miei pensieri, liberi di vagare e di dare vita alle immagini che io stessa volevo che si formassero nella mia mente. Quando la musica è particolarmente intrigante e coinvolgente, gli occhi socchiusi mi consentono di non farmi distrarre né dalle  mani del pianista che scorrono delicate o impetuose sulla tastiera, né dal pubblico in sala sul quale, inevitabilmente ogni tanto lo sguardo tende a scivolare. Il pianista, poco più che trentenne, ma con una già solida carriera alle spalle entrò in sala nella sua mise nera da concertista, ma con un piccolo vezzo: le tradizionali scarpe nere di vernice erano bicolori: un rosso squillante rompeva la monotonia del nero e le stringhe annodate  alte facevano somigliare le scarpe quasi a delle ghette. Potevo vederle bene quando si posavano agili sulla pedaliera in quanto il mio posto è situato a pochi metri dal pianoforte.

Il pezzo di Bethoven apriva il concerto: ispirato, sembra, al chiarore lunare riflesso sull’acqua del lago dei Quattro Cantoni è talmente delicato, che le vibrazioni del pianoforte si spengono dolcemente, dando un senso di pace e di acquietamento tipici delle acque di lago, non interessate da forti ondate, ma da un lento sciabordio sulla riva. Mi venivano in mente i molti laghi da me visitati sia in Italia che all’estero: tutti presentavano più o meno le stesse caratteristiche e ad ognuno di essi la musica di Beethoven si sarebbe adattata magnificamente. Personalmente l’atmosfera del lago mi mette addosso un po’ di malinconia, anche se ne apprezzo la bellezza del paesaggio, ma lo trovo troppo silenzioso, immobile, quasi in attesa di qualcosa che venga a scuoterne la staticità. Gli altri due tempi della sonata, un “allegretto” e un “presto agitato” hanno stemperato questa vena malinconica, riconducendomi, mio malgrado, alla banale quotidianità del presente. Il pezzo di Debussy, sempre con la consueta immagine evocativa del chiaro di luna, è quello che apprezzo di più rispetto all’altro. Anche se ispirato a un poema di Verlaine, dedicato all’amore, fa comunque affluire alla mia mente paesaggi marini, un frusciar di onde sulla riva, fasci di luce argentea sulle acque. 
Ma anche montagne al levar della luna, con i raggi che si riflettono sulle cime di candida dolomia, fino a poco prima ancora infuocate dal sole al tramonto, per poi scivolare dolcemente dal rosso al rosa, al bianco pallido, in un’atmosfera rarefatta che, nelle notti di luna piena ti toglie perfino il respiro, tanta è la bellezza e tanta la magia che avvolge il silenzio delle cime che sfidano il cielo. A questo pensavo quando la musica si dipanava nella sala e nessun rumore ne disturbava l’esecuzione, quasi che anche gli altri spettatori trattenessero il fiato, nell’attesa che un applauso liberatorio alla fine del pezzo consentisse loro di riprendere il respiro. Non c’è nulla, a mio avviso, che riconcili con la vita come la musica e che ti faccia sentire parte di questo universo dove ciascuno di noi è chiamato a interpretare uno o più ruoli, che mostreranno solo minime sfaccettature di quell’insieme di spirito e materia che rende ognuno di noi unico e irripetibile.

                                                                                                                           Lucia Accerboni
Se volete ascoltare una versione dei due brani 
cui si riferisce il racconto, potete cliccare qui: 
                                                                   Beethoven: Al chiaro di luna
                                                                                                         Debussy: Chiaro di luna