

Il pezzo di Bethoven apriva il concerto: ispirato, sembra, al chiarore lunare riflesso sull’acqua del lago dei Quattro Cantoni è talmente delicato, che le vibrazioni del pianoforte si spengono dolcemente, dando un senso di pace e di acquietamento tipici delle acque di lago, non interessate da forti ondate, ma da un lento sciabordio sulla riva. Mi venivano in mente i molti laghi da me visitati sia in Italia che all’estero: tutti presentavano più o meno le stesse caratteristiche e ad ognuno di essi la musica di Beethoven si sarebbe adattata magnificamente. Personalmente l’atmosfera del lago mi mette addosso un po’ di malinconia, anche se ne apprezzo la bellezza del paesaggio, ma lo trovo troppo silenzioso, immobile, quasi in attesa di qualcosa che venga a scuoterne la staticità. Gli altri due tempi della sonata, un “allegretto” e un “presto agitato” hanno stemperato questa vena malinconica, riconducendomi, mio malgrado, alla banale quotidianità del presente. Il pezzo di Debussy, sempre con la consueta immagine evocativa del chiaro di luna, è quello che apprezzo di più rispetto all’altro. Anche se ispirato a un poema di Verlaine, dedicato all’amore, fa comunque affluire alla mia mente paesaggi marini, un frusciar di onde sulla riva, fasci di luce argentea sulle acque.
Ma anche montagne al levar della luna, con i raggi che si riflettono sulle cime di candida dolomia, fino a poco prima ancora infuocate dal sole al tramonto, per poi scivolare dolcemente dal rosso al rosa, al bianco pallido, in un’atmosfera rarefatta che, nelle notti di luna piena ti toglie perfino il respiro, tanta è la bellezza e tanta la magia che avvolge il silenzio delle cime che sfidano il cielo. A questo pensavo quando la musica si dipanava nella sala e nessun rumore ne disturbava l’esecuzione, quasi che anche gli altri spettatori trattenessero il fiato, nell’attesa che un applauso liberatorio alla fine del pezzo consentisse loro di riprendere il respiro. Non c’è nulla, a mio avviso, che riconcili con la vita come la musica e che ti faccia sentire parte di questo universo dove ciascuno di noi è chiamato a interpretare uno o più ruoli, che mostreranno solo minime sfaccettature di quell’insieme di spirito e materia che rende ognuno di noi unico e irripetibile.
Lucia Accerboni
Se volete ascoltare una versione dei due brani
cui si riferisce il racconto, potete cliccare qui:
Beethoven: Al chiaro di luna
Debussy: Chiaro di luna
Se volete ascoltare una versione dei due brani
cui si riferisce il racconto, potete cliccare qui:
Beethoven: Al chiaro di luna
Debussy: Chiaro di luna