domenica 4 marzo 2012

Al chiaro di luna

Non mi sentivo particolarmente invogliata ad andare al concerto di pianoforte, quella sera: alcuni fastidiosi doloretti mi suggerivano piuttosto di restare a casa e di preferire il letto alla poltrona della sala da concerto. Ma l’abbonamento a teatro serve proprio a questo: a farti uscire anche quando non ne avresti voglia. Una rapida occhiata al programma mi fece decidere in tal senso; per nessuna ragione mi sarei persa due pezzi romantici come la Sonata al chiaro di luna di Beethoven e il terzo movimento di una suite di Debussy noto come “Chiaro di luna”. Raggiunto il mio posto in sala, non vedevo l’ora che le luci si smorzassero e che l’incanto della musica mi avvolgesse, senza lasciar spazio a null’altro che ai miei pensieri, liberi di vagare e di dare vita alle immagini che io stessa volevo che si formassero nella mia mente. Quando la musica è particolarmente intrigante e coinvolgente, gli occhi socchiusi mi consentono di non farmi distrarre né dalle  mani del pianista che scorrono delicate o impetuose sulla tastiera, né dal pubblico in sala sul quale, inevitabilmente ogni tanto lo sguardo tende a scivolare. Il pianista, poco più che trentenne, ma con una già solida carriera alle spalle entrò in sala nella sua mise nera da concertista, ma con un piccolo vezzo: le tradizionali scarpe nere di vernice erano bicolori: un rosso squillante rompeva la monotonia del nero e le stringhe annodate  alte facevano somigliare le scarpe quasi a delle ghette. Potevo vederle bene quando si posavano agili sulla pedaliera in quanto il mio posto è situato a pochi metri dal pianoforte.

Il pezzo di Bethoven apriva il concerto: ispirato, sembra, al chiarore lunare riflesso sull’acqua del lago dei Quattro Cantoni è talmente delicato, che le vibrazioni del pianoforte si spengono dolcemente, dando un senso di pace e di acquietamento tipici delle acque di lago, non interessate da forti ondate, ma da un lento sciabordio sulla riva. Mi venivano in mente i molti laghi da me visitati sia in Italia che all’estero: tutti presentavano più o meno le stesse caratteristiche e ad ognuno di essi la musica di Beethoven si sarebbe adattata magnificamente. Personalmente l’atmosfera del lago mi mette addosso un po’ di malinconia, anche se ne apprezzo la bellezza del paesaggio, ma lo trovo troppo silenzioso, immobile, quasi in attesa di qualcosa che venga a scuoterne la staticità. Gli altri due tempi della sonata, un “allegretto” e un “presto agitato” hanno stemperato questa vena malinconica, riconducendomi, mio malgrado, alla banale quotidianità del presente. Il pezzo di Debussy, sempre con la consueta immagine evocativa del chiaro di luna, è quello che apprezzo di più rispetto all’altro. Anche se ispirato a un poema di Verlaine, dedicato all’amore, fa comunque affluire alla mia mente paesaggi marini, un frusciar di onde sulla riva, fasci di luce argentea sulle acque. 
Ma anche montagne al levar della luna, con i raggi che si riflettono sulle cime di candida dolomia, fino a poco prima ancora infuocate dal sole al tramonto, per poi scivolare dolcemente dal rosso al rosa, al bianco pallido, in un’atmosfera rarefatta che, nelle notti di luna piena ti toglie perfino il respiro, tanta è la bellezza e tanta la magia che avvolge il silenzio delle cime che sfidano il cielo. A questo pensavo quando la musica si dipanava nella sala e nessun rumore ne disturbava l’esecuzione, quasi che anche gli altri spettatori trattenessero il fiato, nell’attesa che un applauso liberatorio alla fine del pezzo consentisse loro di riprendere il respiro. Non c’è nulla, a mio avviso, che riconcili con la vita come la musica e che ti faccia sentire parte di questo universo dove ciascuno di noi è chiamato a interpretare uno o più ruoli, che mostreranno solo minime sfaccettature di quell’insieme di spirito e materia che rende ognuno di noi unico e irripetibile.

                                                                                                                           Lucia Accerboni
Se volete ascoltare una versione dei due brani 
cui si riferisce il racconto, potete cliccare qui: 
                                                                   Beethoven: Al chiaro di luna
                                                                                                         Debussy: Chiaro di luna