domenica 30 marzo 2014

Giovedì 27 marzo, lezioni generali dell'UTE: un evento speciale.

LA GRANDE BELLEZZA di TITTIMARIA

E' davanti a noi, radiante di gioiosa emozione, in una mise dal gusto raffinato, TittiMaria, che con modestia ci è carissima compagna, come alunna, nel gruppo laboratorio di scrittura, mentre ora la ritroviamo insolitamente nella sua veste di docente. Compito non difficile, si potrebbe dire, lei insegnante lo è sempre stata, ma questa volta i suoi "scolari" le sono più o meno coetanei, molto attenti e ricettivi, e la materia non è facile come sembra: parlare di se stessa nel nuovo casuale ruolo di scrittrice. 
Regge con la destra il microfono mentre con l'altra riordina gli appunti e sfoglia le pagine dei suoi libri che si appresta a far meglio conoscere, essendo già noti ma purtroppo esauriti. Sprigiona un fascino e una freschezza che ricorda le fioriture copiose delle magnolie, le rose romantiche dal velluto delicato, le pratoline coraggiose striate di fucsia, scoppiate silenziose e tranquille nell'irrequieta primavera di quest'anno. 
La sala é già piena e ci stringiamo attorno a lei che saluta con il solito affetto caloroso, mentre l'atmosfera diventa frizzante ed accogliente. Con la preziosa collaborazione di Marta, un po' Presidente e un po' alunna, sempre docente e sempre amica, dà luogo alla lettura di alcuni suoi racconti e poesie. 
Sono pagine importanti della sua vita quelle che ci regala, i momenti più veri e significativi vissuti con attaccamento fortissimo ed esemplare alla sua terra e alla sua gente, che lei guarda sin dalla tenera età con quell'amore infinito di cui si è nutrita in famiglia. Pagine preziose per tutti, fortunatamente immortalate dall'inchiostro su pagine reali. 
Sin dalle primissime parole, sin dai primi versi, emerge chiaro il suo carattere deciso e insieme dolcissimo, rivelandoci tutta la cristallina, sincera sensibilità, la dedizione al prossimo, mentre affiorano via via i molteplici ruoli vissuti, e le esperienze ricchissime di significati.
Nei suoi occhi commossi, si rispecchia ora il pubblico, rapito, che inonda la sala di emozioni fortissime, di stupore, di lacrime intrattenibili ma anche di fresche risate. La bellezza dei versi di Titti, la bellezza della sua prosa acuta ed ironica raccolta nei suoi libri, ha un ché di fragrante e di leggero, che vola in alto cavalcando la sua voce che a volte s'inceppa in un ricordo troppo forte di alunni amati e ormai cresciuti, o di affetti carissimi purtroppo scomparsi. 
La grande bellezza di questa forma d'arte, l'arte di Titti, pura e libera da opportunismi e vizi, esce dal cuore e dalla mente della nostra amica e si posa, come una farfalla, sul lato migliore della nostra coscienza, ed io mi sento più ricca e fortunata.
Indimenticabile esperienza! Farà parte per sempre dei pensieri e delle vite di tutti noi che ieri, per un breve tempo infinito, ne siamo stati così fortemente impressionati.
Grazie carissima amica.
Paola Casagrande      

Da sinistra: La direttrice Cristina Trinco, Maria Burigana (Titti), Marta Roghi
                                     

sabato 29 marzo 2014

Vanni, il nonno e...i brividi di primavera

L’alba livida non prometteva niente di buono. 
Raffiche di vento fendevano l’aria e una fitta, gelida e fastidiosa pioviggine mista a neve non invitava nessuno a mettere il naso fuori della porta. 
Eppure l’inverno  stava per finire: marzo era iniziato da più di una settimana e il sole, quando c’era, aveva il sapore della primavera. 
Vanni, quella mattina, non sarebbe andato a scuola. Era domenica e il nonno gli aveva promesso che sarebbero andati in baita, sul costone roccioso della  montagna che dominava il paese. Avrebbero portato con loro il fido Mastino, un pastore maremmano grande e grosso, buon compagno di giochi all'aria aperta. Vanni non stava nella pelle, sperava di cogliere il primo risveglio della natura dopo la lunga notte dell’inverno.
 Aveva letto sui libri di scuola, e la maestra gliene aveva parlato, che molti animali, con la fine dell’inverno, uscivano dal letargo e scorrazzavano per i prati. 
E poi, andare in baita significava quasi essere adulti, camminare per almeno un paio d’ore, portare con sè il pranzo, vestirsi in modo adeguato… insomma vivere un’avventura. Col naso schiacciato sul vetro della finestra, osservava il tempo e temeva che il nonno ci avrebbe ripensato. Ma, come spesso avviene in montagna, il tempo muta facilmente e, col passare delle ore, il sole aveva avuto ragione delle nubi e del vento gelido dell’alba. 
Speranzoso si era precipitato nell'appartamento del nonno, al piano sottostante, seguito,questa volta, dalla sorellina Gea, più piccola di lui, ma vivace e spigliata come una donnetta. “ Voglio venire anch'io! Voglio venire con voi! - strepitava Gea - sono abbastanza grande e ho fatto esperienza nel reparto scout, e poi è primavera! Voglio vedere se il ruscello si è fatto strada nella neve , voglio...” Erano tanti i desideri di Gea e tanta l’insistenza che bisognava accontentarla. 
Vanni non era contrario, ma l’idea non lo entusiasmava. Il nonno sulle prime obiettò che era pericoloso, che era faticoso… ma poi, visto l’insistenza della nipote, ottenuto il benestare dei genitori e rassicurato dalle condizioni meteorologiche, accondiscese. Vanni andò a prelevare Mastino dalla sua cuccia il quale, come se avesse intuito la scampagnata, non finiva di saltellare intorno ai due ragazzi.
Equipaggiati per l’occasione, dopo una abbondante colazione, si avviarono, zaino in spalla e borraccia a tracolla mentre il nonno non smetteva di dare consigli e avvertimenti.
Una vecchia “500 familiare” , abituata a trasporti di ogni genere, ospitò i cinque viaggiatori. Il tragitto non era lungo, ma non si poteva arrivare a piedi fino al Parco Nazionale. 
La baita del nonno era proprio lì, ai confini del Parco e a mezza costa delle prime alture ma, per raggiungere il sentiero, bisognava percorrere almeno una decina di chilometri in auto. 
Non si stava molto comodi in “ carrozza”, anche perché Mastino, forse soffrendo di claustrofobia, non stava un minuto fermo.
Il sole era abbastanza alto quando iniziarono la salita. Il nonno contava di arrivare alla baita prima di mezzogiorno, governare l’ambiente, dare aria al locale e metterlo in condizioni di essere abitato: almeno per quel giorno e per quelle poche ore. 
Arrivati che furono, mentre il nonno si dedicava ai necessari lavori di manutenzione, i due  ragazzi si dedicarono alla raccolta della legna perché anche se c’era il sole, occorreva accendere il fuoco nel camino, un po’ per riscaldare l’ambiente, un po’ per arrostire i funghi che il nonno, da buon intenditore, aveva raccolto. 
Mastino, libero di correre, spesso si lanciava all'inseguimento di qualche giovane marmotta o saltava nell'improbabile tentativo di afferrare al volo qualche gallo forcello: tentativi sempre falliti, buoni però per far divertire Vanni e Gea. Consumate all'ora di pranzo le provviste che avevano portato e festeggiato con i funghi la scampagnata, i ragazzi avevano ripreso a rincorrersi fino al ruscello parzialmente sgombro di neve. 
Fu in una di queste scorribande che il nonno vide Mastino, parte attiva delle corse  sul prato, irrequieto più del solito. Entrava ed usciva dalla baita emettendo dei guaiti come fossero gemiti; poi, all'improvviso, abbaiava furiosamente e addentava i calzoni del nonno trascinandolo fuori della baita. Il nonno non capiva, ma il comportamento del cane lo insospettì. Uscì all'aperto e non vide i nipoti. Cominciò a chiamarli, a cercarli intorno alla casa, pensando che stessero giocando a nascondino. 
Poi, allarmato dai latrati del cane e temendo il peggio, si lasciò cadere per un momento sul ruvido sedile di legno davanti casa. 
Non si dava pace. Possibile, si chiedeva, che i due ragazzi fossero spariti o fossero così lontani da non sentire i suoi richiami ? Il cane intanto smaniava sempre di più: correva in una direzione e ritornava abbaiando verso il  ruscello. No, non era possibile, pensava il vecchio: lì iniziava la scarpata e il terreno era, oltre che franoso, pieno di rovi. Cento, duecento… mille passi e altrettanti pensieri frullavano nella testa del nonno mentre correva dietro al cane… 
I due ragazzi erano proprio lì, in una intricata e fitta macchia di arbusti, trattenuti sul dirupo da frassini e carpini nani oltre a provvidenziali rami di cornioli e rose di macchia, in una posizione difficilmente raggiungibile se non con degli attrezzi adatti al recupero. Stavano inseguendo un gallo cedrone, dissero, e non si erano accorti...
Erano vivi, coscienti, intirizziti dal freddo che incominciava a farsi sentire, ma erano vivi. Il nonno li rincuorò. Fece loro capire che dovevano essere forti, avere pazienza e soprattutto non fare alcun movimento per non aggravare la situazione: presto li avrebbe tirati fuori. Poi intimò al cane di non allontanarsi, di non abbandonare i ragazzi…Lui  sarebbe tornato prima possibile. 
Non è dato sapere se Mastino avesse ben capito le parole del nonno. Sta di fatti che non si mosse. Di lì a poco il vecchio tornò con una lunga e resistente fune, munita di un gancio ad uno dei capi e usata in baita per fasciare la legna e, uno alla volta, imbragato alla meglio, tirò fuori prima Gea, che il fratello aveva ben assicurata alla corda, poi Vanni, anche lui, come la sorella, segnato dalla paura e dal sangue delle ferite prodotte dai rovi.
In baita, dopo una sommaria ricognizione dei danni, disinfettate e incerottate le ferite col materiale di pronto soccorso a disposizione ci si fermò poco. Il sole volgeva al tramonto e bisognava ridiscendere a valle prima che facesse buio. Nessuno aveva voglia di parlare. Gea, di tanto in tanto, singhiozzava Vanni accarezzava il cane che ricambiava scodinzolando furiosamente la coda. Era buio quando arrivarono alla periferia del borgo dove avevano lasciato la “500”, ma si vedevano le luci del villaggio e questo li rincuorò. 
In auto i due fratelli si appisolarono e Mastino, conscio del suo ruolo, si acquattò tra di loro scaldandoli col tepore del suo lungo pelo. Il nonno li riportò a casa che ormai era notte, e al posto del solito “buonanotte” li salutò con un “ Pensateci ragazzi! Pensateci… i rovi, che tanto vi hanno fatto male, vi hanno salvati: più in basso, in fondo alla scarpata, dove il ruscello si interra per poi riemergere più a valle, c’è una spelonca, una voragine, nella quale si favoleggia che abitino gnomi, folletti e, forse, anche qualche strega!”

Giovanni Coluccia  -  Ancona, marzo 2014.

lunedì 24 marzo 2014

Gita a Brescello: Don Camillo, Peppone e l'UTE di Sacile

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Gualtieri e Antonio Ligabue


Antonio Ligabue
 


Guastalla e i Gonzaga



martedì 18 marzo 2014

INCONTRO CON GLI AUTORI

Guerrino Ermacora
L’Imperatrice Teodora ci guarda da 1500 anni dall'alto del mosaico della basilica di S. Vitale, a Ravenna, nello splendore di corte. Imperatrice dal carattere temprato e dalle molteplici qualità, lasciò alcuni papiri che testimoniano gli eventi che giustificano il suo posto nella storia.
Vissuta dal 496 al 548, dopo una iniziale vita avventurosa divenne moglie di Giustiniano I, imperatore di Bisanzio, assieme al quale regnò, in parte coadiuvandolo nella gestione del potere.

Teodora diventa ora protagonista di "Augusta Teodora - I papiri dell'Imperatrice", Edizioni La Nuova Base, un ritratto romanzato, ma fedele alla storia, proposto da Guerrino Ermacora, scrittore noto soprattutto per aver vinto nel 1999, il Premio Latisana, con “Chi ha ucciso il curato di S.Martino?”.
Forte di un'ottima preparazione storico/filologica, Ermacora regala al lettore un libro avvincente, scorrevole leggibilissimo, tanto che spesso non ci si accorge di percorrere una storia di un lontano passato.
I dati storici per raccontarla sono pochi, ma Ermacora riesce ad evidenziare la donna, una figura straordinariamente “moderna”.

venerdì 14 marzo 2014

PICCOLO TEATRO IN TOUR CON LA FAMIGLIA DELL’ANTIQUARIO

Da Trieste a Padova, passando per Veneto e Friuli, la Compagnia sarà impegnata in palcoscenico dal 16 marzo al 5 aprile 

A breve anche l’Assemblea dei Soci, con la proclamazione del premio “Vota il tuo Scenario” 2014

Da domenica 16 marzo il Piccolo Teatro Città di Sacile sarà in tour tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, in una serie di recite della sua ultima produzione goldoniana, “La famiglia dell’antiquario”, commedia presentata con successo fin dallo scorso autunno, per la regia di Filippo Facca.
Dopo le grandi soddisfazioni riportate dalla rassegna invernale “Scenario”, che ha registrato ottime presenze di pubblico e alto gradimento degli spettacoli al Teatro Ruffo di Sacile, la Compagnia si concentrerà per il prossimo mese sulle repliche “fuori casa” del suo nuovo spettacolo, un allestimento importante che segna il ritorno del Piccolo Teatro alle commedie “in costume” e la curiosità di un inedito approccio con le maschere della Commedia dell’Arte, per la cui formazione gli attori hanno potuto contare sull’esperta guida di Claudia Contin Arlecchino della Scuola Sperimentale dell’Attore come “maestro” d’eccezione. Prima tappa della tournée di primavera sarà la stagione del teatro La Barcaccia di Trieste, dove lo spettacolo andrà in scena domenica 16 marzo in pomeridiana. Si prosegue sabato 22 con una replica al Teatro ai Colli di Padova, quindi alla rassegna San Cipriano Teatro di Roncade il 29 marzo, nel trevigiano, per chiudere questo intenso mese di palcoscenico nel nuovo Teatro della Corte di Osoppo sabato 5 aprile, grazie alla sinergia culturale attivata con la Compagnia Anà-Thema Teatro di Udine.
Nel frattempo l’Associazione si appresta a convocare l’Assemblea dei Soci, quest’anno chiamati anche al rinnovo del Direttivo. In quella sede sarà anche reso noto ufficialmente il nome della Compagnia vincitrice del Premio “Vota il tuo Scenario”, per lo spettacolo maggiormente gradito al pubblico della rassegna sacilese da poco conclusa. Tutti gli allestimenti presentati hanno ottenuto eccellenti punteggi e interessanti note critiche dagli spettatori del Ruffo, ormai abituati a mettere per iscritto il loro parere, sia esprimendo un voto sia con commenti e annotazioni che risultano particolarmente interessanti e gradite ai gruppi ospiti, sempre curiosi di conoscere la reazione di una platea attenta come quella di “Scenario”. Tra breve inoltre, con l’arrivo dell’estate, la stagione si sposterà all’aperto, per la sessione en-plein-air del cartellone lungo il Livenza.
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Info su programmi e spettacoli della Compagnia on-line: www.piccoloteatro-sacile.org

lunedì 10 marzo 2014

Astronomia

Cari amici,
questa sera (lunedì 10) il cielo sereno ci offre la possibilità di osservare tre astri molto luminosi in bella vista verso sud: il più luminoso è naturalmente la LUNA (già passata al primo quarto), poco sopra c'è il Pianeta GIOVE (molto luminoso ma di luce ferma, senza "scintillazione") e infine, molto più basso, la stella più luminosa SIRIO, una delle più vicine (8 anni luce).
Il quadretto sarà visibile anche domani e mercoledì, però con la Luna sempre più spostata a est e sempre più grande.
Chi ha la possibilità di dare un'occhiata a questo spettacolo è invitato a rispondere alla mail (basta scrivere HO VISTO), così tanto per sapere quanti siamo i fortunati osservatori del cielo. Grazie.
Pino Fantin

domenica 9 marzo 2014

Astronomia

Porto a conoscenza di tutti la bella iniziativa del ROTARY CLUB DI SACILE.
Associazione Sacilese di Astronomia - Pino Fantin


Franco Malerba, il primo astronauta italiano
SABATO 15 MARZO ORE 9.45 
TEATRO ZANCANARO
“ENIGMI DELLA CONOSCENZA E POTENZA DELL’AGIRE”
UNA CONFERENZA CON RELATORI DI PRESTIGIO.


L'ING. FRANCO MALERBA, PRIMO ASTRONAUTA ITALIANO NELLO SPAZIO -  Ha volato nello spazio il 31 Luglio 1992 con lo shuttle Atlantis e il satellite italiano Tethered, portando alla ribalta internazionale la testimonianza dell’Italia della scienza, della tecnologia e dell’industria di punta. 

Ha ricevuto la Medaglia Colombiana della Città di Genova nel 1992 e l'onorificenza di Commendatore dalla Repubblica nel 2001. Laureato in ingegneria e fisica -.
IL PROF. MASSIMO DONA' DOCENTE ORDINARIO DI FILOSOFIA TEORETICA, C/O LA FACOLTA' DI FILOSOFIA DELL'UNIVERSITA' VITA-SALUTE SAN RAFFAELE MILANO. 

UN'OCCASIONE IMPERDIBILE SUI TEMI DELLA CONOSCENZA, DELL'IMPULSO DELL'UOMO A CONOSCERE, DEL RAPPORTO TRA FILOSOFIA E SCIENZA, RICERCA E SCIENZA. 
INOLTRE IL RUOLO DELL'ASTRONAUTA E LA MISSIONE DELLO SHUTTLE RACCONTATA E PROIETTATA DALL'ING. FRANCO MALERBA. UN INCONTRO APERTO ALLA CITTA’, ALLE SCUOLE, A TUTTI.