venerdì 27 gennaio 2012

“Non muoio neanche se mi ammazzano”

Copertina del libro
il disegno è dello stesso autore
« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. »

Questo il testo dell'articolo 1 della legge che definisce così le finalità del Giorno della Memoria.

Fra gli internati  nei campi di concentramento, vi fu anche Giovanni Guareschi, il celebre autore di Don Camillo e Peppone, che durante la prigionia tenne un diario, pensando di pubblicarlo al suo ritorno.
“Fu un lavoro faticosissimo decifrare e sviluppare gli appunti” scrive lui stesso “ma alla fine avevo il diario completo. Allora lo rilessi, lo feci ribattere a macchina in duplice copia, e poi buttai tutto nella stufa: originale e copie. Credo sia stata la cosa migliore che io ho fatto nella mia carriera di scrittore, ed è l’unica di cui non mi sono mai pentito”.
Oltre al diario, Guareschi teneva un libricino di appunti “per uso immediato”: cose che leggeva agli altri internati passando da baracca a baracca.
“E fu questa, alla fine, l’unica roba che mi è parsa ancora interessante”.
Così è nato il suo Diario Clandestino, pubblicato nel 1949,che è il rovescio dei più consueti racconti di guerra e di prigionia: non sofferenze ma risate, non tragedia ma allegria.

Guareschi nel lager, disegnato da lui stesso
“Mettono acqua in una marmitta, dosano la carne e le polveri e gli estratti, chiudono il coperchio a tenuta ermetica, mettono il lucchetto, accendono il fuoco e, quando una certa valvola fischia, la minestra è pronta.
Fanno così anche nella guerra: buttano nel pentolone carne d’uomini, dosano polveri piriche, estratti di scienza militare, abbassano il coperchio della disciplina, mettono il lucchetto dell’intransigenza, accendono il fuoco e aspettano che il fischio annunci che la guerra è vinta.
Ma il fischio non si sente, e la pentola scoppia”.

“ Se ai miei ventitrè lettori il libro non va bene” conclude Guareschi nella prefazione “vuol dire che la prossima prigionia farò meglio”.