giovedì 25 dicembre 2014

DUE POESIE PER NATALE

Commento alle poesie:
Quasimodo - Uomo del mio tempo
Brecht - Ballata del soldato
Uomo del Mio Tempo
di Salvatore Quasimodo

Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
- t’ho visto - dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all'altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell'eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
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Ballata del soldato
Di Berthold Brecht

Dalle biblioteche
escono i massacratori.
Stringendo a sé i figli
stanno le madri e scrutano atterrite
nel cielo le scoperte dei sapienti.
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Fondamentalmente le poesie si differenziano sotto un solo aspetto.
Quasimodo si rivolge ai cuori degli uomini e ne denuncia l’immutata millenaria volontà di distruzione che si annida in loro. Nulla è cambiato, sia sasso o atomica, essi rimangono portatori di morte.
Brecht parla alle menti, sembra più soft, più poetico, ma in realtà è molto duro perché va a colpire il sapere degli ideatori di mezzi di distruzione, di esperimenti ideologici sugli umani, colpisce chi fa dello studio un uso distorto.
Ma molte sono le analogie.
Ovunque rivolgessero lo sguardo vedevano orrore, morte, stupri, devastazioni.
Quasi a pensare che nella perfezione del Creato ci fosse una svista: gli uomini.
Comune anche il grido di speranza per le nuove generazioni.
Con i loro scritti, i due autori volevano smuovere le coscienze dei postumi, ma le risposte non sono state positive: i figli che dovevano dimenticare i padri e chi stava in braccio alle madri sono quelli che continuano a salire nelle carlinghe.
Risulta evidente per entrambi che l’umanità, ieri come oggi, non può vivere senza i vinti.
Da sempre sento dire: solo conoscendo il passato si può avere un futuro migliore.
Per quanto ancora si dovranno leggere i grandi autori dell’ ‘800 e ‘900 perché le coscienze si ravvedano?
Leggiamo “Il ciclo dei vinti” di Verga e ci accorgiamo che nulla è cambiato, commentiamo “Uomo del mio tempo” e si ha la sensazione che dal titolo manchi “e del futuro”.
Basterebbe da sola “La ballata del soldato” per colpire le menti più tarlate.
Niente di tutto ciò accadde, il passato si conosce ma le guerre continuano.
Il regalo che chiedo è un poeta contemporaneo che infonda un po’ di speranza.
Uno che con poche parole sappia modificare la poesia di Brecht.

“La ballata del neonato”
“Dalle aule 
escono i ricercatori. 
Stringendo a se i figli 
stanno le madri e scrutano fiduciose 
nelle menti le scoperte dei sapienti”. 

Adriano Toffolon