venerdì 14 gennaio 2011

Palazzo Ragazzoni in Sacile - terza parte

Giacomo Ragazzoni tratta con i Turchi a Costantinopoli
Nel corso del ‘600 e ‘700 sostarono nel palazzo re, arciduchi, principi e anche papa Pio VI nel suo viaggio verso Vienna (1782).
Vi sostò pure Napoleone Bonaparte, nel marzo 1797, prima di sferrare il colpo decisivo sull’esercito austriaco.
Sempre di mano del Montemezzano sono gli affreschi della saletta delle bandiere,  che riassumono negli stendardi tutta la saga dei Ragazzoni ed i loro legami con i potenti del tempo.
Morto Giacomo Ragazzoni e morti i discendenti diretti, divenne erede della famiglia il nipote Giacometto, uomo violento, autore di tali nefandezze da indurre la Serenissima a metterlo al bando e a condannarlo a morte.
Giacometto fu ucciso durante una rissa in una taverna di Mantova nel 1628 e, non lasciando eredi maschi legittimi, il feudo di San Odorico ritornò nella disponibilità della Serenissima che lo assegnò alla famiglia dei Flangini. 
Alla caduta della Repubblica Veneta nel 1797 l’antico sistema feudale finì.
Alvise Flangini acquistò il Palazzo nel 1638 e la famiglia lo occupò fino al 1804, anno del decesso dell’ultima Flangini, che lo lasciò al Biglia.
Questi spoliò il Palazzo di tutti gli arredi e lo vendette ai Saccomanni e Friedenber.
L’ultima proprietaria fu la famiglia Lacchin, di Sacile, che nel 1928 cedette il Palazzo al Comune di Sacile.
Il primo restauro ebbe inizio nel 1932 e altri ne seguirono e seguiranno  a breve.
Attualmente le sale del Palazzo sono utilizzate per mostre d’arte, concerti e manifestazioni di vario genere.
La Sala degli Imperatori - sulla sinistra: Giacomo Ragazzoni tratta con i Turchi a Costantinopoli
Cortile d'Onore e facciata interna con raffinate sculture collocate sulla parete di fondo
Il Palazzo è visitabile per gruppi, previa prenotazione presso la Prosacile, tel. 0434 72273.                                                                                                                     
                                                                                    Lucia Accerboni