Grazie Adriano e, a questo punto, ti aspettiamo nel nostro Gruppo di Scrittura per il prossimo anno scolastico!
L'appuntamento, come tutti i venerdì, era presso la chiesa di Fiaschetti alle quattro del pomeriggio. Avevo già ricevuto, al telefono, una dozzina di diserzioni, visto il tempo alquanto nuvoloso, ma ero sicuro che qualcuno si sarebbe presentato. Infatti ci ritroviamo in cinque, tra l’altro tutti iscritti all’UTE. Valeria, Marinella, Estella, Paolo e Adriano, tutti a scrutare il cielo. Io sono perplesso, Paolo ci dice che ad Aviano già piove, Valeria, irrecuperabile ottimista, afferma che quando va a camminare lei non piove mai!!! Estella doveva dimostrare a suo marito che aveva torto quando lui le aveva detto di prendere gli stivali e la tenda, mentre Marinella dice che verso Sacile il tempo è buono.
Decidiamo di partire, iniziando il percorso dalla tortuosa Via Canevon (da non confondersi con il Grand Canyon). Dopo un paio di chilometri iniziano le prime gocce di pioggia. Io e Paolo, distanziati una trentina di metri dalle imperterrite donne, cerchiamo di richiamarle e al quinto tentativo si fermano e si convincono che sì, forse è meglio ritornare.
Nemmeno il tempo di fare metà percorso che si scatena il diluvio. Alcune folate di vento riducono i nostri già piccoli ombrelli a poca cosa, le gocce di pioggia sono secchi d’acqua e arriva pure la grandine. Paolo toglie dallo zainetto un k-way e quando, dopo alcuni minuti di lotta, riesce ad indossarlo mi dice che la camicia era più asciutta!!!
Mentre si fatica ad avanzare Valeria nota una tettoia in lamiera di una casa abbandonata e chiama tutti al riparo. Io mi offro volontario per gli ultimi 500 metri che ci separavano dalle macchine, poi con la mia sarei tornato a recuperare gli altri.
Mi giro per guardarli e vedo Marinella che mi segue ancora, poi ritorna sui suoi passi, ma cambia idea e decide di seguirmi ancora. La convinco ad aspettare al riparo. Intanto il diluvio continua, ma almeno la grandine è cessata.
Arrivo alla macchina fradicio, ci si mette pure l’ombrello che non vuole più chiudersi, allora scendo e lo butto nel baule, tanto per quel che serviva. E pensare che lo avevo comperato il giorno prima! Mi dirigo alla tettoia dove sono rifugiati i malcapitati, una veloce ulteriore lavata per salire a bordo, e siamo finalmente tutti in macchina.
Ci guardiamo e ci rendiamo conto di essere come dei pulcini usciti da una vasca da bagno. Fingendomi serio dico al capogruppo Valeria che i rimproveri di mia moglie cadranno su di lei, e come sia stato possibile che cinque ultrasessantenni possano fare ragazzate simili. Lei ci dice, rovesciando la medaglia, che quel che abbiamo fatto dimostra tutto il nostro spirito giovanile, e che, comunque, la nostra camminata salutare l’avevamo fatta.
Estella è un po’ abbacchiata, non tanto per l’acqua ma perché avrebbe dovuto dar ragione al marito. Quello che usciva dalla bocca della tenera Marinella non è il caso di riferirlo, mentre Paolo spiegava che una avventura cosi sarebbe capitata ancora: infatti i “tornado” si chiamano così perché, a volte, ritornano!!!
Ritrovato il buon umore, per la verità mai perso, visto il grande affiatamento che c’è tra noi, tutti a casa e appuntamento alla prossima settimana.