Mi veniva in mente oggi, seconda domenica di luglio, festa di San Liberale, che, quasi cinquant’anni fa, appena arrivata io a Sacile, in occasione di tale festività sostavano in Mercato (foro Boario) le giostre e in zona San Liberale, più o meno dove ora si trova le fermata della corriera per Pordenone, c’erano alcune bancarelle con dolciumi, giocattoli e gli immancabili palloncini per i bambini.
La cosiddetta “Sagra di San Liberale” era molto sentita dai sacilesi, soprattutto da quelli che abitavano in zona e i miei suoceri non facevano eccezione.
Era d’obbligo andare a Messa al mattino nel tempio dedicato al Santo, fare un giro per le bancarelle, spingersi fino alle giostre, fare una sosta in piazza, al caffè e rientrare a casa per l’ora di pranzo.
Era anche tradizione, nella famiglia di mio marito, che le donne di casa preparassero un dolce in onore del Santo, tradizione che ho mantenuto anch'io per alcuni anni per poi abbandonarla quando anche la sagra di san Liberale è sparita del tutto.
Stavo riflettendo oggi a tutto questo e alcuni ricordi sono riaffiorati alla mia memoria, legati ai miei genitori, che non mancavano mai di venire a farmi visita in occasione della sagra di San Liberale, soprattutto quando mia figlia Chiara era ancora molto piccola.
Mia figlia adorava andare con mio padre a passeggio, soprattutto perché sapeva che ci sarebbe stata una sosta alla bancarella dei giocattoli e a quella dei palloncini.
Immancabilmente arrivava a casa con uno o due palloncini, uno dei quali era sicuramente a forma di coniglio, che mio padre legava al polso di mia figlia per evitare che volasse via.
Il coniglio troneggiava nella sua stanza, spesso anche sul terrazzo e, se non prendeva il volo perché non ben ancorato, durava a lungo, avvizzendo quasi come un fiore, mano a mano che il gas che lo teneva gonfiato si andava esaurendo.
La magia dei palloncini dura tuttora.
Lo so bene, perché quando sono in giro per manifestazioni di volontariato e distribuisco palloncini, non faccio neanche a tempo a gonfiarli che sono già spariti nelle mani di bambini in trepida attesa e con idee ben precise sul colore desiderato.
Io non distribuisco palloncini a forma di coniglio, ma ne vedo in giro nelle sagre, quando sopra la testa di un bambino spuntano due lunghe orecchie e un musetto con baffi neri appena accennati.
Sarà che è un animale che ispira tenerezza, che è il protagonista di tanti racconti per bambini, il fatto è che il coniglio palloncino ha fatto felici generazioni di bambini e continua ancora il suo onorevole servizio. Io spero che mia figlia Chiara si ricordi di quella mano che stringeva la sua e il palloncino a forma di coniglio, basta solo un lieve ricordo di chi ha riempito la sua infanzia, ma, purtroppo, non è riuscito a far parte della sua adolescenza.
La cosiddetta “Sagra di San Liberale” era molto sentita dai sacilesi, soprattutto da quelli che abitavano in zona e i miei suoceri non facevano eccezione.
Era d’obbligo andare a Messa al mattino nel tempio dedicato al Santo, fare un giro per le bancarelle, spingersi fino alle giostre, fare una sosta in piazza, al caffè e rientrare a casa per l’ora di pranzo.
Era anche tradizione, nella famiglia di mio marito, che le donne di casa preparassero un dolce in onore del Santo, tradizione che ho mantenuto anch'io per alcuni anni per poi abbandonarla quando anche la sagra di san Liberale è sparita del tutto.
Stavo riflettendo oggi a tutto questo e alcuni ricordi sono riaffiorati alla mia memoria, legati ai miei genitori, che non mancavano mai di venire a farmi visita in occasione della sagra di San Liberale, soprattutto quando mia figlia Chiara era ancora molto piccola.
Mia figlia adorava andare con mio padre a passeggio, soprattutto perché sapeva che ci sarebbe stata una sosta alla bancarella dei giocattoli e a quella dei palloncini.
Immancabilmente arrivava a casa con uno o due palloncini, uno dei quali era sicuramente a forma di coniglio, che mio padre legava al polso di mia figlia per evitare che volasse via.
Il coniglio troneggiava nella sua stanza, spesso anche sul terrazzo e, se non prendeva il volo perché non ben ancorato, durava a lungo, avvizzendo quasi come un fiore, mano a mano che il gas che lo teneva gonfiato si andava esaurendo.
La magia dei palloncini dura tuttora.
Lo so bene, perché quando sono in giro per manifestazioni di volontariato e distribuisco palloncini, non faccio neanche a tempo a gonfiarli che sono già spariti nelle mani di bambini in trepida attesa e con idee ben precise sul colore desiderato.
Io non distribuisco palloncini a forma di coniglio, ma ne vedo in giro nelle sagre, quando sopra la testa di un bambino spuntano due lunghe orecchie e un musetto con baffi neri appena accennati.
Sarà che è un animale che ispira tenerezza, che è il protagonista di tanti racconti per bambini, il fatto è che il coniglio palloncino ha fatto felici generazioni di bambini e continua ancora il suo onorevole servizio. Io spero che mia figlia Chiara si ricordi di quella mano che stringeva la sua e il palloncino a forma di coniglio, basta solo un lieve ricordo di chi ha riempito la sua infanzia, ma, purtroppo, non è riuscito a far parte della sua adolescenza.