martedì 3 luglio 2012

Tema: ”Una gita che non dimenticherò mai”
(ovvero, dalla retorica dei titoli degli elaborati degli anni Sessanta ad oggi)

Primo luglio 2012, domenica infuocata.
C'è un appuntamento accattivante: il gruppo di lavoro del Laboratorio di Scrittura dell'Ute deve salire la montagna di Aviano per recarsi nell'oasi floro-faunistica di Giorgio Gislon, alunno brillante e attivo che da tempo ha organizzato questo pranzo immerso nella natura.

Per salire occorre camminare un poco ma io non ce la faccio: è troppo caldo.
Arriva il padrone di casa a prendermi in Toyota, e con me le numerose vivande che ciascuno di noi offre a Loretta, ottima padrona di casa e moglie di Giorgio.
In questo luogo splendido si trovano alberi secolari, spianate verdi, anfratti bui, trionfi della natura. Di notte, cerbiatti e cinghiali e, forse, fate e gnomi. Qui Giorgio si reca ogni mattina (non senza fatica), e piantuma, da anni, alberi di ogni genere. E' un hobby certamente, ma forse è anche la sua catarsi. 
Probabilmente qui esprime se stesso e parla col mondo silenzioso che lo circonda.
Paolo, Valeria, Lucia, Luigino, Maria, Annamaria, Vittorio, Vanda, Paola, Marta, Loretta e Giorgio si ritrovano adesso tutti assieme sotto la grande tenda araba avvinghiata agli alberi. 
Flavio è al fuoco. Eroico.
Fa molto caldo, ed io ho l'impudenza di esprimermi subito incautamente dichiarando che la temperatura troppo alta uccide la fame e che la pastasciutta, considerato tutto quello che deve uscire dalle sporte, è sicuramente inutile. Gli uomini dimostrano contrarietà immediata, e dunque via per il piatto forte italiano. E' un pullulare di “ma quanta roba”, “io non ho fame”, “è presto, non sono abituata a mangiare alle 11,30” e così via... Appaiono però sui tavoli frittatine di vario tipo e pane fatto in casa. Si sente un “taglia!”, e le frittatine spariscono col pane casereccio in breve tempo. Beh, in fondo, che è un pezzetto di frittata, e poi il pane bisognerà pur valutarlo. Giorgio si accorge delle bocche piene e apre subito un bel vino rosso. Via, che c'entra il caldo col vino, non si potrà mica pranzare a base di acqua, the o coca cola, vero? 
E giù. Che bello.

Si comincia così prima del previsto, a ruota libera. Arriva la pasta, e non è neppure mezzogiorno. Flavio è vicino alla griglia, capisce, e si dà subito da fare. In breve appaiono le buone, ottime cose alle quali neanche gli inappetenti di cui sopra sanno dire di no. Barbara, figlia di Giorgio e Loretta, arriva, come naturale, per l'ora di pranzo, alle 12, 30, e rischia di non trovare più nulla. In fondo, dobbiamo proprio dirlo: la grigliata mista era sublime, poi chi c'è, c'è, la fame è una gran brutta cosa…
Si parla di vacanze fatte e da fare. Il gruppo è sempre più unito, anche affettivamente. Che bella cosa è stata costruita! Pensiamo alla prossima pizza al fresco, ad una vacanza assieme in aereo in quel di Puglia, terra natale di Vittorio, alla gita a Trieste e al desiderio di Lucia, triestina di nascita e conoscitrice della città, di portarmi allo storico caffè Tommaseo, frequentato da Joyce, per respirarne l'aria. E Svevo, Italo Svevo dimenticato, bistrattato, genio non compreso, dov'è?
Ma non sarà che siamo tutti un po' matti con queste nostre ispirazioni letterarie?

Si continua a pranzare fra una battuta e l'altra, cordialmente: verdure degli orti, formaggi freschi e stagionati che neppure d'inverno con la polenta... ma basta assaggiare, magari riassaggiare, spariti. Che bello vedere gli anoressici mangiare. Già, faceva caldo, ma erano pensieri pre-pranzo, subito dimenticati. Mi consolo pensando che solo gli imbecilli non cambiano idea, così mi sento molto intelligente.
I capogruppo ,ovvero la sottoscritta, non resiste alla tentazione di parlare ai suoi discepoli. Ringraziamenti, consigli per la lettura durante le vacanze. Serietà. Poi tutto scade, come dice Paolo, che però ci “sguazza”, per una involontaria battutaccia sugli uomini fatta da me. Risate generose e sentite. Si prosegue sul tema. Paolo se la gode ma vorrebbe sempre approfondire: oggi non è però il caso di fare filosofie, è festa ed è caldo. 

Fra un'amenità e l'altra giunge però l'ora di discendere a valle. 
Ciascuno riprende le proprie sportine vuote. Le camminatrici si infilano velocemente fra i prati, Giorgio e Paolo fanno la spola per portarci al piano. 
Festa finita? No, solo cominciata. 
Il luogo ci attende in autunno, a scuola appena iniziata, coi nostri cesti pieni di vivande e di ricordi, di poesia e di voglia di conoscere, di stare assieme ancora un anno.
Quant'è bella giovinezza!                                                                                          Marta Roghi


Nota: per un inconveniente tecnico abbiamo potuto pubblicare solo alcune foto, appena recuperate le altre le inseriremo nel post.