In occasione dei 150 anni
dell'Unità d'Italia che abbiamo da poco festeggiato, riceviamo dal nostro amico Adriano De Fiorido ,
iscritto alla UTE e assiduo frequentatore, alcune sue riflessioni su due
importanti figure del Risorgimento Italiano: Garibaldi e Mazzini.
Ci sono sembrate
riflessioni interessanti e, pur non condividendo sempre del tutto quanto
scritto, abbiamo ritenuto fosse giusto pubblicarle, perché il blog è
aperto a tutti, e a maggior ragione agli iscritti alla nostra università.
GARIBALDI E MAZZINI
Di Garibaldi avevo
sentito parlare quando ero ancora alle scuole elementari e, in qualche casa,
avevo avuto modo di vederne anche la sua immagine fotografica.
Era, mi dicevano,
l’eroe dei due Mondi: bello, aitante, sanguigno e veniva sempre rappresentato con la mano sull'elsa della
spada.
Venni a conoscenza di
Mazzini solo alla fine delle scuole medie, quando non era nata ancora la Repubblica Italiana.
Avevo sentito parlare,
fino a quel momento, solo del Duce e del Re Vittorio Emanuele III. Quando avevo
otto anni feci, convinto o mi convinsero, il giuramento al Duce, con queste
parole: “Nel nome di Dio e dell’Italia giuro di eseguire gli ordini del Duce e
di seguire con tutte le mie forze la causa della rivoluzione fascista.”
Me lo ricordo bene
ancora oggi.
Alle medie il
professore mi parlò di Giuseppe Mazzini: un uomo pallido, emaciato, sul cui
valore ebbi subito qualche dubbio, valore che crollò del tutto quando un
compagno di scuola, con malizia giovanile, mi raccontò un episodio, che non
saprò mai se fosse stato vero, nel quale Mazzini, durante uno scontro con gli
austriaci al quale partecipava anche Garibaldi, volle fare l’alfiere, cioè il
portabandiera, ma appena sentì fischiare le pallottole fece dietro front e se
la diede a gambe levate.
E’ noto che gli
adolescenti, specialmente i maschi, sono sempre alla ricerca di un modello di
uomo da imitare, e Garibaldi era diventato il mio modello.
Così qualche anno dopo,
quando mi capitò tra le mani un libretto tascabile dal titolo “Dei doveri
dell’uomo”, autore Giuseppe Mazzini, credo di averne letto solo alcune righe e
di averlo poi messo in qualche cantuccio, per poi non ritrovarlo più.
In fondo, Mazzini mi
appariva un intellettuale con la testa fra le nuvole.
Ma la vendetta della
Storia (o meglio la nemesi storica) era in agguato e, molti anni dopo, mi fece
conoscere un fervente mazziniano, mentre io non lo ero per niente. Dai dialoghi
più o meno pacati saltò fuori questa mia nuova opinione su Giuseppe Mazzini, e a
questo riguardo avrò forse bisogno di qualche lezione da parte degli insegnanti
dell’UTE.
Ecco la mia opinione:
Giuseppe Mazzini ha avuto il grande merito di risvegliare la coscienza degli italiani, di inneggiare alla libertà della Patria.
Giuseppe Mazzini ha avuto il grande merito di risvegliare la coscienza degli italiani, di inneggiare alla libertà della Patria.
Non sempre è con le armi che si aiutano i popoli.
Garibaldi era uomo
d’azione, Mazzini di pensiero. A quest’ultimo è stato rimproverato più volte di
aver mandato ad uccidere tanti giovani nelle battaglie ma personalmente di
essere stato sempre nelle sue stanze.
Riflettendo, però, può
darsi che, senza il suo fervore libertario Garibaldi non avrebbe ottenuto
quello che poi consegnerà alla storia.
Un’Italia libera, indipendente e repubblicana (anche se molto tempo dopo).
Adriano De Fiorido Sacile - 2012