sabato 13 ottobre 2012

Figure storiche

In occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia che abbiamo da poco festeggiato, riceviamo dal nostro amico Adriano De Fiorido, iscritto alla UTE e assiduo frequentatore, alcune sue riflessioni su due importanti figure del Risorgimento Italiano: Garibaldi e Mazzini.
Ci sono sembrate riflessioni interessanti e, pur non condividendo sempre del tutto quanto scritto, abbiamo ritenuto fosse giusto pubblicarle, perché il blog è aperto a tutti, e a maggior ragione agli iscritti alla nostra università.

GARIBALDI E MAZZINI
  
Di Garibaldi avevo sentito parlare quando ero ancora alle scuole elementari e, in qualche casa, avevo avuto modo di vederne anche la sua immagine fotografica.
Era, mi dicevano, l’eroe dei due Mondi: bello, aitante, sanguigno e veniva sempre rappresentato con la mano sull'elsa della spada.
Venni a conoscenza di Mazzini solo alla fine delle scuole medie, quando non era nata ancora la Repubblica Italiana.
Avevo sentito parlare, fino a quel momento, solo del Duce e del Re Vittorio Emanuele III. Quando avevo otto anni feci, convinto o mi convinsero, il giuramento al Duce, con queste parole: “Nel nome di Dio e dell’Italia giuro di eseguire gli ordini del Duce e di seguire con tutte le mie forze la causa della rivoluzione fascista.”
Me lo ricordo bene ancora oggi.                

Alle medie il professore mi parlò di Giuseppe Mazzini: un uomo pallido, emaciato, sul cui valore ebbi subito qualche dubbio, valore che crollò del tutto quando un compagno di scuola, con malizia giovanile, mi raccontò un episodio, che non saprò mai se fosse stato vero, nel quale Mazzini, durante uno scontro con gli austriaci al quale partecipava anche Garibaldi, volle fare l’alfiere, cioè il portabandiera, ma appena sentì fischiare le pallottole fece dietro front e se la diede a gambe levate. 
E’ noto che gli adolescenti, specialmente i maschi, sono sempre alla ricerca di un modello di uomo da imitare, e Garibaldi era diventato il mio modello.

Così qualche anno dopo, quando mi capitò tra le mani un libretto tascabile dal titolo “Dei doveri dell’uomo”, autore Giuseppe Mazzini, credo di averne letto solo alcune righe e di averlo poi messo in qualche cantuccio, per poi non ritrovarlo più.

In quel periodo preferivo leggere “I ragazzi della via Paal.”
In fondo, Mazzini mi appariva un intellettuale con la testa fra le nuvole.
Ma la vendetta della Storia (o meglio la nemesi storica) era in agguato e, molti anni dopo, mi fece conoscere un fervente mazziniano, mentre io non lo ero per niente. Dai dialoghi più o meno pacati saltò fuori questa mia nuova opinione su Giuseppe Mazzini, e a questo riguardo avrò forse bisogno di qualche lezione da parte degli insegnanti dell’UTE.

Ecco la mia opinione:
Giuseppe Mazzini ha avuto il grande merito di risvegliare la coscienza degli italiani, di inneggiare alla libertà della Patria.
Non sempre è con le armi che si aiutano i popoli.
Molto spesso è la penna, la parola, che incita.

Garibaldi era uomo d’azione, Mazzini di pensiero. A quest’ultimo è stato rimproverato più volte di aver mandato ad uccidere tanti giovani nelle battaglie ma personalmente di essere stato sempre nelle sue stanze.

E’ vero, non mi piace per questo.

Riflettendo, però, può darsi che, senza il suo fervore libertario Garibaldi non avrebbe ottenuto quello che poi consegnerà alla storia.
Un’Italia libera, indipendente e repubblicana (anche se molto tempo dopo).

     Adriano De Fiorido       Sacile - 2012