Grazie Giovanni, lo pubblichiamo con molto piacere, e ti facciamo i nostri migliori auguri di Buone Feste.
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Vanni e la notte di Natale
Quella notte Vanni non era voluto andare a letto.
Non che non avesse sonno, ma aveva
convinto il nonno a portarlo con sé, a governare le mucche nella stalla.
“Solo per qualche ora - diceva - il tempo di salutare il mio vitellino prediletto”.
Mentiva il ragazzo, e il nonno lo aveva capito.
Era freddo, fuori impalpabili
fiocchi di neve raccontavano un inverno da vivere accanto al crepitìo del fuoco
che ardeva nel camino.
Anche dalla stalla il rigore di quel dicembre innevato
veniva in qualche modo tenuto lontano. E non poteva essere altrimenti.
Al
tiepido calore umano si aggiungeva per l’occasione un braciere di carboni
accesi, portati lì dalla nonna insieme ad una tinozza di acqua calda e a quanto
sarebbe servito al veterinario arrivato apposta dalla città.
Già, perché quella notte la Bianchina, col ventre gonfio come una mongolfiera, doveva partorire.
Già, perché quella notte la Bianchina, col ventre gonfio come una mongolfiera, doveva partorire.
Ma il sonno non fa sconti e a
Vanni, che si era accovacciato vicino al braciere, al piacevole tepore della
brace gli si erano chiusi gli occhi malgrado ogni sforzo per tenerli aperti.
La
nonna lo aveva amorevolmente coperto con uno scialle.
E lui sognava…
“Non
beccarmi, ti prego - diceva una formichina ad un pettirosso che era lì pronto
per mangiarla - sono poca cosa e non soddisferei i tuoi bisogni”.
Il pettirosso
si era fermato, era rimasto un po’ titubante, poi aveva replicato: “ Ma io ho
fame, devo sfamare anche i miei piccoli e fuori, con la neve, non trovo niente
da beccare”.
“Aspetta - riprese la formica che intanto era stata raggiunta da
alcune sue compagne - se mi risparmi, noi, tutte insieme ti porteremo un po’
del nostro cibo che abbiamo nel granaio”.
Il pettirosso non era molto convinto,
ma quella era una notte particolare, prestò fiducia e si trovò davanti un bel
mucchietto di semi con cui sfamare se stesso e i suoi piccoli.
Un
impercettibile sorriso era affiorato sul volto di Vanni, che avrebbe dormito
ancora a lungo se il suono a distesa delle campane della chiesa vicina non lo
avessero svegliato.
E meno male: giusto in tempo per vedere il piccolo
vitellino appena nato drizzarsi malfermo sulle zampe, sostenuto dal nonno e
teneramente annusato da Bianchina, fiera della sua creatura.
Era ora di
andare a letto.
I grandi, pensava, alla messa di mezzanotte di Natale.
Lui a
dormire: per continuare a sognare pettirossi amici delle formichine.
Dicembre
2013.