La bacheca della Università della Terza Età e degli Adulti di Sacile e dell'Altolivenza
lunedì 31 marzo 2014
domenica 30 marzo 2014
Giovedì 27 marzo, lezioni generali dell'UTE: un evento speciale.
LA GRANDE BELLEZZA di TITTIMARIA
E' davanti a noi, radiante di gioiosa emozione, in una mise
dal gusto raffinato, TittiMaria, che con modestia ci è carissima compagna,
come alunna, nel gruppo laboratorio di scrittura, mentre ora la ritroviamo
insolitamente nella sua veste di docente. Compito non difficile, si potrebbe
dire, lei insegnante lo è sempre stata, ma questa volta i suoi
"scolari" le sono più o meno coetanei, molto attenti e ricettivi, e
la materia non è facile come sembra: parlare di se stessa nel nuovo casuale
ruolo di scrittrice.
Regge con la destra il microfono mentre con l'altra riordina
gli appunti e sfoglia le pagine dei suoi libri che si appresta a far meglio
conoscere, essendo già noti ma purtroppo esauriti. Sprigiona un fascino e una
freschezza che ricorda le fioriture copiose delle magnolie, le rose
romantiche dal velluto delicato, le pratoline coraggiose striate di
fucsia, scoppiate silenziose e tranquille nell'irrequieta primavera di
quest'anno.
La sala é già piena e ci stringiamo attorno a lei che saluta
con il solito affetto caloroso, mentre l'atmosfera diventa frizzante
ed accogliente. Con la preziosa collaborazione di Marta, un po' Presidente
e un po' alunna, sempre docente e sempre amica, dà luogo alla lettura di alcuni
suoi racconti e poesie.
Sono pagine importanti della sua vita quelle che ci regala,
i momenti più veri e significativi vissuti con attaccamento fortissimo ed
esemplare alla sua terra e alla sua gente, che lei guarda sin dalla tenera età
con quell'amore infinito di cui si è nutrita in famiglia. Pagine preziose per
tutti, fortunatamente immortalate dall'inchiostro su pagine reali.
Sin dalle primissime parole, sin dai primi versi, emerge
chiaro il suo carattere deciso e insieme dolcissimo, rivelandoci tutta la
cristallina, sincera sensibilità, la dedizione al prossimo, mentre affiorano
via via i molteplici ruoli vissuti, e le esperienze ricchissime di significati.
Nei suoi occhi commossi, si rispecchia ora il pubblico,
rapito, che inonda la sala di emozioni fortissime, di stupore, di lacrime
intrattenibili ma anche di fresche risate. La bellezza dei versi di Titti,
la bellezza della sua prosa acuta ed ironica raccolta nei suoi libri, ha
un ché di fragrante e di leggero, che vola in alto cavalcando la sua voce che a
volte s'inceppa in un ricordo troppo forte di alunni amati e ormai cresciuti, o
di affetti carissimi purtroppo scomparsi.
La grande bellezza di questa forma d'arte, l'arte di Titti,
pura e libera da opportunismi e vizi, esce dal cuore e dalla mente della nostra
amica e si posa, come una farfalla, sul lato migliore della nostra coscienza,
ed io mi sento più ricca e fortunata.
Indimenticabile esperienza! Farà parte per sempre dei
pensieri e delle vite di tutti noi che ieri, per un breve tempo infinito, ne
siamo stati così fortemente impressionati.
Grazie carissima amica.
Paola Casagrande
sabato 29 marzo 2014
Vanni, il nonno e...i brividi di primavera
L’alba livida non
prometteva niente di buono.
Raffiche di vento fendevano l’aria e una fitta,
gelida e fastidiosa pioviggine mista a neve non invitava nessuno a mettere il
naso fuori della porta.
Eppure l’inverno stava per finire: marzo era
iniziato da più di una settimana e il sole, quando c’era, aveva il sapore della
primavera.
Vanni, quella mattina, non sarebbe andato a scuola. Era domenica e
il nonno gli aveva promesso che sarebbero andati in baita, sul costone roccioso
della montagna che dominava il paese. Avrebbero portato con loro il fido
Mastino, un pastore maremmano grande e grosso, buon compagno di
giochi all'aria aperta. Vanni non stava nella pelle, sperava di
cogliere il primo risveglio della natura dopo la lunga notte dell’inverno.
Aveva letto sui libri di scuola, e la maestra gliene aveva parlato, che molti
animali, con la fine dell’inverno, uscivano dal letargo
e scorrazzavano per i prati.
E poi, andare in baita significava quasi
essere adulti, camminare per almeno un paio d’ore, portare con sè il
pranzo, vestirsi in modo adeguato… insomma vivere un’avventura. Col naso
schiacciato sul vetro della finestra, osservava il tempo e temeva che il nonno
ci avrebbe ripensato. Ma, come spesso avviene in montagna, il tempo muta
facilmente e, col passare delle ore, il sole aveva avuto ragione delle nubi e
del vento gelido dell’alba.
Speranzoso si era
precipitato nell'appartamento del nonno, al piano sottostante,
seguito,questa volta, dalla sorellina Gea, più piccola di lui, ma vivace e
spigliata come una donnetta. “ Voglio venire anch'io! Voglio venire con
voi! - strepitava Gea - sono abbastanza grande e ho fatto esperienza nel
reparto scout, e poi è primavera! Voglio vedere se il ruscello si è fatto strada
nella neve , voglio...” Erano tanti i desideri di Gea e tanta l’insistenza che
bisognava accontentarla.
Vanni non era contrario, ma l’idea non lo
entusiasmava. Il nonno sulle prime obiettò che era pericoloso, che era
faticoso… ma poi, visto l’insistenza della nipote, ottenuto il benestare dei
genitori e rassicurato dalle condizioni meteorologiche, accondiscese. Vanni
andò a prelevare Mastino dalla sua cuccia il quale, come se avesse intuito la
scampagnata, non finiva di saltellare intorno ai due ragazzi.
Equipaggiati per
l’occasione, dopo una abbondante colazione, si avviarono, zaino in spalla e
borraccia a tracolla mentre il nonno non smetteva di dare consigli e
avvertimenti.
Una vecchia “500
familiare” , abituata a trasporti di ogni genere, ospitò i cinque viaggiatori.
Il tragitto non era lungo, ma non si poteva arrivare a piedi fino al Parco
Nazionale.
La baita del nonno era proprio lì, ai confini del Parco e a mezza
costa delle prime alture ma, per raggiungere il sentiero, bisognava percorrere
almeno una decina di chilometri in auto.
Non si stava molto comodi in
“ carrozza”, anche perché Mastino, forse soffrendo di claustrofobia, non
stava un minuto fermo.
Il sole era
abbastanza alto quando iniziarono la salita. Il nonno contava di arrivare alla
baita prima di mezzogiorno, governare l’ambiente, dare aria al locale e
metterlo in condizioni di essere abitato: almeno per quel giorno e per quelle
poche ore.
Arrivati che furono, mentre il nonno si dedicava ai necessari lavori
di manutenzione, i due ragazzi si dedicarono alla raccolta della legna
perché anche se c’era il sole, occorreva accendere il fuoco nel camino, un po’
per riscaldare l’ambiente, un po’ per arrostire i funghi che il nonno, da buon
intenditore, aveva raccolto.
Mastino, libero di correre, spesso si lanciava all'inseguimento di
qualche giovane marmotta o saltava nell'improbabile tentativo di
afferrare al volo qualche gallo forcello: tentativi sempre falliti,
buoni però per far divertire Vanni e Gea. Consumate all'ora di
pranzo le provviste che avevano portato e festeggiato con i funghi la
scampagnata, i ragazzi avevano ripreso a rincorrersi fino al ruscello
parzialmente sgombro di neve.
Fu in una di queste scorribande che il nonno vide
Mastino, parte attiva delle corse sul prato, irrequieto più del solito.
Entrava ed usciva dalla baita emettendo dei guaiti come fossero gemiti;
poi, all'improvviso, abbaiava furiosamente e addentava i calzoni del nonno
trascinandolo fuori della baita. Il nonno non capiva, ma il comportamento
del cane lo insospettì. Uscì all'aperto e non vide i
nipoti. Cominciò a chiamarli, a cercarli intorno alla casa, pensando che
stessero giocando a nascondino.
Poi, allarmato dai latrati del cane e temendo
il peggio, si lasciò cadere per un momento sul ruvido sedile di legno davanti
casa.
Non si dava pace. Possibile, si chiedeva, che i due ragazzi fossero
spariti o fossero così lontani da non sentire i suoi richiami ? Il cane intanto
smaniava sempre di più: correva in una direzione e ritornava abbaiando verso
il ruscello. No, non era
possibile, pensava il vecchio: lì iniziava la scarpata e il terreno era, oltre
che franoso, pieno di rovi. Cento, duecento… mille passi e altrettanti pensieri
frullavano nella testa del nonno mentre correva dietro al cane…
I due ragazzi
erano proprio lì, in una intricata e fitta macchia di arbusti, trattenuti sul
dirupo da frassini e carpini nani oltre a provvidenziali rami di cornioli e
rose di macchia, in una posizione difficilmente raggiungibile se non con degli
attrezzi adatti al recupero. Stavano inseguendo un gallo cedrone, dissero, e
non si erano accorti...
Erano
vivi, coscienti, intirizziti dal freddo che incominciava a farsi sentire, ma
erano vivi. Il nonno li rincuorò. Fece loro capire che dovevano essere forti,
avere pazienza e soprattutto non fare alcun movimento per non aggravare la
situazione: presto li avrebbe tirati fuori. Poi intimò al cane di non
allontanarsi, di non abbandonare i ragazzi…Lui sarebbe tornato prima possibile.
Non è
dato sapere se Mastino avesse ben capito le parole del nonno. Sta di fatti che
non si mosse. Di lì a poco il vecchio tornò con una lunga e resistente fune,
munita di un gancio ad uno dei capi e usata in baita per fasciare la legna e,
uno alla volta, imbragato alla meglio, tirò fuori prima Gea, che il fratello
aveva ben assicurata alla corda, poi Vanni, anche lui, come la sorella, segnato
dalla paura e dal sangue delle ferite prodotte dai rovi.
In baita, dopo una
sommaria ricognizione dei danni, disinfettate e incerottate le ferite col
materiale di pronto soccorso a disposizione ci si fermò poco. Il sole volgeva
al tramonto e bisognava ridiscendere a valle prima che facesse buio. Nessuno
aveva voglia di parlare. Gea, di tanto in tanto, singhiozzava Vanni accarezzava
il cane che ricambiava scodinzolando furiosamente la coda. Era buio quando
arrivarono alla periferia del borgo dove avevano lasciato la “500”, ma si
vedevano le luci del villaggio e questo li rincuorò.
In auto i due fratelli si
appisolarono e Mastino, conscio del suo ruolo, si acquattò tra di loro
scaldandoli col tepore del suo lungo pelo. Il nonno li riportò a casa che ormai
era notte, e al posto del solito “buonanotte” li salutò con un “ Pensateci
ragazzi! Pensateci… i rovi,
che tanto vi hanno fatto male, vi hanno salvati: più in basso, in fondo alla
scarpata, dove il ruscello si interra per poi riemergere più a valle, c’è una
spelonca, una voragine, nella quale si favoleggia che abitino gnomi, folletti
e, forse, anche qualche strega!”
Giovanni Coluccia - Ancona, marzo
2014.
lunedì 24 marzo 2014
Gita a Brescello: Don Camillo, Peppone e l'UTE di Sacile
Per ingrandire cliccare sulle foto
Guastalla e i Gonzaga
Gualtieri e Antonio Ligabue
Antonio Ligabue |
Guastalla e i Gonzaga
martedì 18 marzo 2014
INCONTRO CON GLI AUTORI
Guerrino Ermacora |
Vissuta dal 496 al 548, dopo una iniziale vita avventurosa
divenne moglie di Giustiniano I, imperatore di Bisanzio, assieme al quale
regnò, in parte coadiuvandolo nella gestione del potere.
Teodora diventa ora protagonista di "Augusta Teodora - I papiri dell'Imperatrice", Edizioni
La Nuova Base, un ritratto romanzato, ma fedele alla storia, proposto da Guerrino Ermacora, scrittore noto
soprattutto per aver vinto nel 1999, il Premio Latisana, con “Chi ha ucciso il
curato di S.Martino?”.
Forte di un'ottima preparazione storico/filologica, Ermacora
regala al lettore un libro avvincente, scorrevole leggibilissimo, tanto che
spesso non ci si accorge di percorrere una storia di un lontano passato.
I dati storici per raccontarla sono pochi, ma Ermacora
riesce ad evidenziare la donna, una figura straordinariamente “moderna”.
venerdì 14 marzo 2014
PICCOLO TEATRO IN TOUR
CON LA FAMIGLIA DELL’ANTIQUARIO
Da Trieste a Padova,
passando per Veneto e Friuli, la Compagnia sarà impegnata in palcoscenico dal
16 marzo al 5 aprile
A breve anche
l’Assemblea dei Soci, con la proclamazione del premio “Vota il tuo Scenario”
2014
Da domenica 16 marzo il Piccolo Teatro Città di
Sacile sarà in tour tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, in una serie di recite
della sua ultima produzione goldoniana, “La famiglia dell’antiquario”,
commedia presentata con successo fin dallo scorso autunno, per la regia di
Filippo Facca.
Dopo le grandi soddisfazioni riportate
dalla rassegna invernale “Scenario”, che ha registrato ottime
presenze di pubblico e alto gradimento degli spettacoli al Teatro Ruffo di
Sacile, la Compagnia si concentrerà per il prossimo mese sulle repliche
“fuori casa” del suo nuovo spettacolo, un allestimento importante che
segna il ritorno del Piccolo Teatro alle commedie “in costume” e
la curiosità di un inedito approccio con le maschere della Commedia
dell’Arte, per la cui formazione gli attori hanno potuto contare
sull’esperta guida di Claudia Contin Arlecchino della Scuola
Sperimentale dell’Attore come “maestro” d’eccezione. Prima tappa della tournée
di primavera sarà la stagione del teatro La Barcaccia di Trieste,
dove lo spettacolo andrà in scena domenica 16 marzo in
pomeridiana. Si prosegue sabato 22 con una replica al Teatro ai Colli
di Padova, quindi alla rassegna San Cipriano Teatro di Roncade il
29 marzo, nel trevigiano, per chiudere questo intenso mese di palcoscenico
nel nuovo Teatro della Corte di Osoppo sabato 5 aprile, grazie alla
sinergia culturale attivata con la Compagnia Anà-Thema Teatro di Udine.
Nel frattempo l’Associazione si appresta a convocare
l’Assemblea dei Soci, quest’anno chiamati anche al rinnovo del Direttivo.
In quella sede sarà anche reso noto ufficialmente il nome della
Compagnia vincitrice del Premio “Vota il tuo Scenario”, per lo spettacolo
maggiormente gradito al pubblico della rassegna sacilese da poco conclusa.
Tutti gli allestimenti presentati hanno ottenuto eccellenti punteggi e
interessanti note critiche dagli spettatori del Ruffo, ormai abituati a mettere
per iscritto il loro parere, sia esprimendo un voto sia con commenti e
annotazioni che risultano particolarmente interessanti e gradite ai gruppi
ospiti, sempre curiosi di conoscere la reazione di una platea attenta come
quella di “Scenario”. Tra breve inoltre, con l’arrivo dell’estate, la
stagione si sposterà all’aperto, per la sessione en-plein-air del cartellone
lungo il Livenza.
___________________
martedì 11 marzo 2014
lunedì 10 marzo 2014
Astronomia
Cari amici,
questa sera (lunedì 10) il cielo sereno ci offre la possibilità di
osservare tre astri molto luminosi in bella vista verso sud: il più
luminoso è naturalmente la LUNA (già passata al primo quarto), poco sopra c'è il Pianeta GIOVE (molto luminoso ma di luce ferma,
senza "scintillazione") e infine, molto più basso, la stella più luminosa
SIRIO, una delle più vicine (8 anni luce).
Il quadretto sarà visibile anche domani e mercoledì, però con la Luna
sempre più spostata a est e sempre più grande.
Chi ha la possibilità di dare un'occhiata a questo spettacolo è invitato a
rispondere alla mail (basta scrivere HO VISTO), così tanto per
sapere quanti siamo i fortunati osservatori del cielo. Grazie.
Pino Fantin
domenica 9 marzo 2014
Astronomia
Porto a conoscenza di tutti la bella iniziativa del ROTARY CLUB DI SACILE.
Associazione Sacilese di Astronomia - Pino Fantin
Franco Malerba, il primo astronauta italiano |
SABATO 15 MARZO ORE 9.45
TEATRO ZANCANARO
“ENIGMI DELLA CONOSCENZA E POTENZA DELL’AGIRE”
UNA CONFERENZA CON RELATORI DI PRESTIGIO.
L'ING. FRANCO MALERBA, PRIMO ASTRONAUTA ITALIANO NELLO SPAZIO - Ha volato nello spazio il 31 Luglio 1992 con lo shuttle Atlantis e il satellite italiano Tethered, portando alla ribalta internazionale la testimonianza dell’Italia della scienza, della tecnologia e dell’industria di punta.
Ha ricevuto la Medaglia Colombiana della Città di Genova nel 1992 e l'onorificenza di Commendatore dalla Repubblica nel 2001. Laureato in ingegneria e fisica -.
IL PROF. MASSIMO DONA' DOCENTE ORDINARIO DI FILOSOFIA TEORETICA, C/O LA FACOLTA' DI FILOSOFIA DELL'UNIVERSITA' VITA-SALUTE SAN RAFFAELE MILANO.
UN'OCCASIONE IMPERDIBILE SUI TEMI DELLA CONOSCENZA, DELL'IMPULSO DELL'UOMO A CONOSCERE, DEL RAPPORTO TRA FILOSOFIA E SCIENZA, RICERCA E SCIENZA.
INOLTRE IL RUOLO DELL'ASTRONAUTA E LA MISSIONE DELLO SHUTTLE RACCONTATA E PROIETTATA DALL'ING. FRANCO MALERBA. UN INCONTRO APERTO ALLA CITTA’, ALLE SCUOLE, A TUTTI.
“ENIGMI DELLA CONOSCENZA E POTENZA DELL’AGIRE”
UNA CONFERENZA CON RELATORI DI PRESTIGIO.
L'ING. FRANCO MALERBA, PRIMO ASTRONAUTA ITALIANO NELLO SPAZIO - Ha volato nello spazio il 31 Luglio 1992 con lo shuttle Atlantis e il satellite italiano Tethered, portando alla ribalta internazionale la testimonianza dell’Italia della scienza, della tecnologia e dell’industria di punta.
Ha ricevuto la Medaglia Colombiana della Città di Genova nel 1992 e l'onorificenza di Commendatore dalla Repubblica nel 2001. Laureato in ingegneria e fisica -.
IL PROF. MASSIMO DONA' DOCENTE ORDINARIO DI FILOSOFIA TEORETICA, C/O LA FACOLTA' DI FILOSOFIA DELL'UNIVERSITA' VITA-SALUTE SAN RAFFAELE MILANO.
UN'OCCASIONE IMPERDIBILE SUI TEMI DELLA CONOSCENZA, DELL'IMPULSO DELL'UOMO A CONOSCERE, DEL RAPPORTO TRA FILOSOFIA E SCIENZA, RICERCA E SCIENZA.
INOLTRE IL RUOLO DELL'ASTRONAUTA E LA MISSIONE DELLO SHUTTLE RACCONTATA E PROIETTATA DALL'ING. FRANCO MALERBA. UN INCONTRO APERTO ALLA CITTA’, ALLE SCUOLE, A TUTTI.
sabato 8 marzo 2014
venerdì 7 marzo 2014
Iscriviti a:
Post (Atom)