Riceviamo dal nostro corrispondente da Ancona Giovanni Coluccia uno scritto che, come al solito, pubblichiamo con piacere.
Grazie Giovanni !
MAGAZZINO 18
Spettacolo musical – civile di Simone Cristicchi
NOTE A COMMENTO
A più di sessanta anni dalla conclusione della 2^ Guerra
mondiale ci si interroga ancora, e con poche risposte, sulle ragioni profonde
dell’esodo giuliano-dalmata e sulle tante vicissitudini di oltre trecentomila
Italiani scomparsi o fuggiti dall’Istria addirittura dopo la conclusione della guerra e dei
trattati di pace.
Il fatto stesso che nel corso dello spettacolo, “ Magazzino
18 “, l’archivista- narratore ponga al suo interlocutore fuori campo la
domanda: “Ma chi è questo Giuliano-Dalmata”,
attribuendo ai due aggettivi il valore di un nome di una persona, mentre dalla
situazione poi si evince che si tratta dell’Esodo giuliano-dalmata, la dice
lunga sullo stato delle conoscenze del fenomeno e dei risvolti umani ad esso
conseguenti.
Vicende che contrapposizioni ideologiche,
appetiti territoriali, spesso odio e rancore personali, inettitudine o peggio
pilatesche decisioni di governi hanno
inverato l’assunto del filosofo Hobbs “Homo hominis lupus”.
Ma non è questa la
questione che qui si vuol trattare. Non lo consente la brevità di queste note e
neanche la chiave di lettura con cui ci si accosta allo spettacolo che, a
parere di chi scrive, è sì una ricostruzione storica, ma non è, e credo non è
stata concepita, come un saggio storico.
Qui si parla dello spettacolo musicale e civile messo in
piedi da Simone Cristicchi, “Magazzino 18” appunto, impostato un po’ sull’onda
emotiva della memoria tramandata e un po’ sulla ricostruzione storica, dove i
linguaggi della comunicazione si intrecciano, sovrapponendosi a volte,
utilizzando tutti i registri fonici e scenici di cui il cantautore può
disporre.
E’ un racconto per stimoli successivi, per rievocazioni oscurate, per
sofferenze taciute e per orrori inconfessati.
Questa ci pare la cifra della
narrazione: un lodevole tentativo di sollevare, con uno spettacolo teatrale, ma
senza spettacolarizzazione, il velo dell’oblio (starei per dire colpevole), per
stimolare una ricerca ed una razionale riflessione sulla ormai inutile e
dannosa ideologia della difesa dei
confini.
Che non significa abolirli, ma neanche idolatrarli al punto di
diventare la causa di guerre fratricide, di odi violenti e di esodi di massa.
Giovanni Coluccia
Ancona, Febbraio 2014.
Nota: per chi fosse interessato, copiando il link qui sotto si possono vedere le date di questo tour teatrale, che farà tappa anche nella nostra regione:
http://www.simonecristicchi.it/articoli.cfm?id=24&id_menu=15&magazzino_18
http://www.simonecristicchi.it/articoli.cfm?id=24&id_menu=15&magazzino_18