In relazione all'argomento di
questi giorni del Corso di Scrittura e che riguarda lo scrittore Giovanni
Verga, il nostro amico Vittorio ci inoltra una email ricevuta dal fratello
Giovanni, e che pubblichiamo con molto piacere, confidando in una serie di
commenti e riflessioni in questo post.
Un grazie a Vittorio e a Giovanni.
Carissimi e caro fratello,
Come promesso, accluso ai DVD e a loro integrazione o a
supporto della tesi che dei "Vinti", ti mando uno scritto che non pretende di
essere condiviso da tutti, ma che pure può innescare una qualche discussione
sull'attualità che viviamo. E' il frutto di alcune riflessioni nell'anniversario del tragico naufragio (emblematico per le dimensioni)
avvenuto nell'ottobre 2013 davanti alle coste di Lampedusa.
Fanne l'uso quello
che ritieni opportuno e fammi sapere.
Naufragio
Hai raccolto l'ortica sul
limite dei fossi.
Hai sofferto in silenzio
scavando con dita diafane
improbabili piante
commestibili:
tuberi e bianche radici.
Al sole riluceva l'ebano
dei capelli,
negli occhi il rosso della
savana che tramonta.
Ti è rimasto l'azzurro del
mare: che,
impietoso, inconsapevole,
ti avvolge.
Giovanni Coluccia - Ancona,
ottobre 2014.
Nota dell’autore:
La Storia è densa di
naufragi e di naufraghi. Oggi, come per i personaggi di Verga alla fine
dell’800, e come continua ad accadere, sono sempre i più deboli a pagare.
Gli Ultimi, nel
disperato tentativo di rendere accettabile a se stessi la propria esistenza, si
avventurano in improbabili quanto impossibili “ scalate “ sociali, sperando che
i sogni non si trasformino in chimere.
Pochi sopravvivono, in
tutti i sensi. E quanti non scompaiono, ignorati da un’umanità che guarda da
tutt’altra parte, restano sempre degli estranei, dei vinti.