Tutti agitati e preoccupati, abbiamo atteso con vera trepidazione l'11 maggio dove, in sede UTE, abbiamo avuto l'onore di ricevere per un'intervista Lya De Barberiis.
E' la seconda volta che provo a scrivere le mie sensazioni, i risultati ottenuti e le cose più salienti del dialogo che si è svolto davanti al pubblico, fra l'altro interamente ripreso dalla televisione locale. Non so ancora se ci riuscirò.
Inizio con un deferente e caloroso benvenuto.
Battuta veloce: “Dammi del tu e chiamami Lya!”
Facile, penso io, e come faccio? Tento di parlare della sua arte, dei suoi successi, della rivoluzione attuata in campo musicale negli anni '50 assieme al suo grande Maestro Alfredo Casella.
Risposta: “Sciocchezze, era solo rigore stilistico imparato in Francia, a Parigi, con maestri molto molto severi. In Italia si sa, la severità non esiste.”
“Momenti da ricordare?” dico io “da rivivere come indimenticabili?”
“Tutti, quando si suona è sempre emozione!”
Fine.
Prende il microfono che poi non usa, lo fa girare qua e là; dice quello che vuole, quello che le piace di più in quel momento, iniziando da quello che pare a lei. Discorso ingovernabile, intervista inesistente, e la tv là in fondo, inesorabile, ad immortalare il mio nulla. E' caldo, ma a me sembra di essere nel deserto in agosto...In prima fila notano la mia tensione che però via via si stempera quando lei mi prende la mano, mi guarda l'anello, lo gira, le piace.
Tocca la collana, mi dice che è bella e dove l'ho trovata. E la tv che ci riprende...
Ha voglia di essere frivola, donna, nonostante i suoi dichiarati 93 anni, ed io la sto ammirando e invidiando. E via con la musica: le domando della sua bella vita di virtuosa del piano. La risposta è che avrebbe voluto fare il direttore d'orchestra, che era preparata e bravissima, ma era donna, e ciò non poteva esserle concesso.
Lya De Barberiis è genio e sregolatezza, è quello che non ti aspetti, è l'artista capricciosa ma educatissima che fa ciò che vuole senza ferire nessuno, che gioca con le persone, le smonta e rimonta, che spariglia le carte e pure bara...
Dice a tutti che lei ama Mozart perchè è facile, e dice di sé di non capire nulla, forse è per questo che le piace suonare la musica del genio di Salisburgo.
Io resto gelata: “Facile!!?”
“Sì, facile, lo puoi suonare anche tu!” mi avverte.
“Domani provo!” dico io, e un po’ ci credo.
Peccato che il giorno successivo, in un incontro casuale in un bar della Piazza di Sacile, mi dice la verità: “Mozart è difficilissimo da suonare!” e mi spiega, stavolta seria, il perché. Io non posso capire, mi parla di tecniche e di strumenti.
Batte il bastone per terra e grida: "Difficilissimo!"
Mi ero illusa.
Instancabile ed abile giocatrice, ci mette tutti dove vuole lei. La vivacissima intelligenza, il talento e una personalità fuori dal comune fanno di lei una donna speciale.
Grazie per essere stata con noi, Lya, grazie alla donna che non avrebbe voluto essere una grande pianista, ma un Arturo Toscanini in gonnella.
Se fosse nata uomo, ne sono sicura, ci sarebbe ampiamente e bellamente riuscita.
foto di Adriano Toffolon
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