lunedì 11 febbraio 2013

ALLA RICERCA DEL BENE COMUNE

Riceviamo dal nostro corrispondente Giovanni Coluccia questo scritto, che pubblichiamo con piacere, e lo ringraziamo per la sua collaborazione.

Fra pochi giorni andremo a votare: un appuntamento invocato e temuto, atteso e rimosso secondo i sondaggi e le attese. Pressoché svuotato dei suoi contenuti, spettacolarizzato come un prodotto da piazzare sul mercato, svilito spesso a livello d’insulti tra le opposte fazioni, condito d’iperboliche quanto improbabili promesse, il confronto politico pre-elettorale, più che un’attenta analisi delle condizioni del Paese e una conseguente assunzione di responsabile e oculata conduzione dello Stato, appare viziato da una visione strabica della realtà, una sorta di danza macabra al capezzale di un paziente dalla sorte segnata. Le condizioni del paziente, note e arcinote a chi le vive sulla propria pelle, a dir poco, sono latitanti. Abbondano i fuochi d’artificio, come quelli che, a volte, finiscono le sagre paesane, le “sparate” da osteria e le claunesche e pittoriche fughe nel becero qualunquismo. Ma la condizione del “malato”… Ci si gioca tutto come fosse una partita di pallone in cui il pallone è il Bel Paese, ridotto a così mal partito (e da chi, poi?) da far suonare quasi ironico l’aggettivo “Bello”. Passata la festa… smaltita la sbornia della vittoria o metabolizzata l’amarezza della sconfitta, deposte le armi, le spade, i fioretti, le contumelie e le offese personali, vincitori e vinti riusciranno a mettere da parte gli interessi di “bottega” per guardare senza strabismo e cercare il bene del Paese?
               Giovanni Coluccia