Riceviamo dal
nostro corrispondente Giovanni Coluccia queste simpatiche considerazioni sulla
recente mostra “Cittadini d'Europa nell'Altolivenza”. Ringraziamo l'autore e
pubblichiamo con piacere.
Non avevo idea, per quanto
qualcuno dei partecipanti al corso me ne avesse parlato, di cosa sarebbe venuto
fuori da una iniziativa impegnativa cui si sottoponeva il drappello di
intervistatori dell’U.T.E. di Sacile.
Uno di essi, Vittorio, mi
pare, entusiasta per la novità e incuriosito dall'attesa di esplorare
un aspetto del tessuto sociale della sua comunità, mi aveva messo al corrente
dell’iniziativa e cioè di “sostenere con un progetto speciale intitolato
Cittadini d’Europa nell’Altolivenza l’anno corrente, dichiarato Anno europeo
dei cittadini”.
Quell’“uno” me lo sono
immaginato con taccuino, registratore, macchina fotografica e quant'altro tutto preso e compreso della sua inaspettata missione giornalistica.
I fatti non mi hanno
smentito, anzi hanno confermato che non un singolo, ma un nutrito numero di
allievi ha realizzato un lavoro interessante ed encomiabile.
Certo, ben sorretti dai docenti e dall'apparato organizzativo ma, a giudicare dal numero
speciale del Giornalino che mi è stato cortesemente inviato, autori di un
interessante esperimento di indagine antropologica che ha il merito,
oltretutto, di aver dato voce a cittadini comunitari che altrimenti sarebbero
rimasti ignoti.
E che, con le loro
specificità culturali, arricchiscono ed alimentano, arricchendosi anch’essi, il
tessuto umano, economico e sociale della vecchia Europa e, nel caso specifico,
della comunità di Sacile e dell’Altolivenza.
Giovanni Coluccia