di Paolo Bravin
gruppo di Scrittura
Creativa - UTE Sacile
Il mio amico Tommaso sta borbottando fra sé e sé, con le mani in tasca e lo sguardo fisso nel vuoto.
“Cosa non è giusto…?” gli chiedo.
“Tutta questa pandemia! Si stava così bene prima, ti rendi conto? Si poteva girare, andare dove si voleva, e anche divertirsi a leggere sulle pestilenze delle epoche passate, tanto a noi non ci sarebbe mai capitato! E invece, guarda qua che roba…!”
“Ti divertiva leggere il Decamerone, vero? E magari pensavi che erano stati fortunati quei ragazzi a ritrovarsi tutti insieme in campagna per sfuggire alla pestilenza del 1348, passare il tempo a raccontarsi delle storie e magari fare anche chissà quali cose che non si possono dire ma forse indovinare…”
“Certo, ma adesso, caro Paolo, non venire qui a fare la solita predica, che le cose si apprezzano solo quando si perdono, ecc ecc….”
“I Maya lo avevano predetto, ti ricordi? Solo che non era il 2012 ma il 2020…”
“Ok, ma tu, dopo tutti questi mesi passati ad avere paura, come ti ritrovi ora?”
“Diverso… ricordo che Pirandello sosteneva che ognuno di noi ha tante personalità, tante maschere che indossa nel confrontarsi con gli altri, ma in fondo non è mai autentico; uno nessuno e centomila appunto… Ma ora abbiamo tutti la stessa mascherina!”
“Però Oscar Wilde affermava che “Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero”.
“Allora dopo tanto filosofare, eccoci qui tutti con la mascherina simbolica materializzata, tutti nascosti gli uni agli altri: come la interpretiamo…?”
“Ti confesso che tanta gente che conosco, ora con la maschera ci guadagna nell’aspetto…! E altri, che mi parlano dietro quello scudo, riesco a capirli meglio senza essere condizionato dalla loro espressione facciale. E comunque preferisco essere nessuno a modo mio che qualcuno al modo in cui mi vorrebbero gli altri…”
“Io invece ho problemi di udito, e vorrei avere le orecchie al modo di qualcuno che le ha buone!”
“Ma senti, Tommaso, in tutto questo periodo di quasi isolamento, qualcosa di buono avrai fatto o imparato, immagino… oppure no?”
“Si dai, non tutto il male viene per nuocere, anzi.. per cuocere…!”
“Vuoi dire che hai passato il tempo in cucina ad ingrassare…?? E’ così che intendi quando dici che le difficoltà ci fanno… crescere?”
“No no, al contrario! Non so spiegarti come sia successo, ma di fronte alla prospettiva di stare tutto il giorno chiuso in casa, e che magari ci sarebbe anche potuto essere il razionamento del cibo, qualcosa è scattato dentro di me, quella che potrei definire la sindrome di Robinson Crusoe…
Vedi, più che dieta è stato un atteggiamento diverso nei confronti del cibo.
E comunque non è vero che stare chiusi in casa provoca problemi di stabilità mentale; ne parlavo giusto oggi pomeriggio col frigo. E infatti ho perso qualche chilo e mi sento più agile”.
“Così adesso nei confronti della tua parentela sei diventato un parente più… stretto!”
“In effetti, sono finalmente rimasto a casa con la mia famiglia! Sembrano brave persone!”
“Comunque, certa gente, prima di lamentarsi per questa restrizione alla libertà individuale, dovrebbe ricordare che ai nostri nonni fu ordinato di andare in guerra, mentre a noi di combattere questo virus stando a casa, magari col pigiama come divisa militare!”
“Io invece avevo in mente di fare un viaggio in qualche parte del mondo, ora chissà quando. Non posso nemmeno andare alla Fiera dell’Est a comperare un topolino per due soldi, come fece mio padre…”
“Senti, finora abbiamo detto un sacco di cose, ma quale è il succo della nostra chiacchierata…?
“Semplicemente che cerchiamo di riderci sopra. Evviva quelli che ridono con gli altri e non degli altri. Evviva quelli che cercano di farti ridere anche quando non c’è niente da ridere. Perché tutto questo di sicuro finirà, prima o poi! Passerà per tutti, e guarda che l’ho scritto con l’accento sulla a...!”
“Come diceva Oscar Wilde: “Mi piace parlare di niente, perché è l’unica cosa di cui so tutto!”
“Allora adesso ti dico ciao, perché dirsi ciao fa bene: è …salutare!”
“Ciao e alla prossima!”
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